Chiara Merlino

Founder Executive

L'illusione è negli occhi di chi guarda

2019-08-14 14:47:05

[tempo di lettura: 3 minuti] La quotidianità che respiriamo e sperimentiamo ogni singolo istante è concreta e tangibile. Ma quanto di essa è REALE ed OBIETTIVA? Qual è il limite tra l'hic et nunc personale e quello altrui? Escher e le sue opere suggeriscono quanto, in realtà, tutto sia opinabile.

Escher e l'illusionismo ottico

Il signor Escher nasce in Olanda negli ultimi anni del 1800, e di lui ci sono arrivate opere incredibili circa la rappresentazione di immagini impossibili.

"Immagini impossibili? Com'è possibile?"

M.C. Escher, seppur in un contesto storico assai lontano da quello che ha visto l'avvento dei primi elaboratori computazionali, è riuscito infatti a mettere nero su bianco concetti che la nostra logica mentale attualmente ha ancora difficoltà a comprendere e spiegare.

Incidendo su legno, lavorando attraverso litografie e mezzetinte, questo artista ha dimostrato palesemente quanto di illusorio ci può essere nella stesura di un concetto, portando incontrovertibilmente agli occhi di tutti l'evidente incapacità del cervello umano di sciogliere determinati nodi che stanno alla base della creazione di relazioni equilibrate e fluide. 

Ma mentre tutto quello che concerne il mondo scientifico e matematico trova (generalmente) una risposta riproducibile, per quanto riguarda i rapporti umani siamo ancora legati alla percezione che ogni individuo sperimenta nei confronti dell'altro.

In poche parole mentre un avvenimento naturale ha una spiegazione plausibile e dimostrabile, un rapporto interpersonale non avrà mai una parte giusta e ineccepibile, proprio in virtù del fatto che la realtà venutasi a creare non è altro che una fusione delle due (o più) illusioni degli attori intervenuti.

E, soprattutto, dimostra che la realtà è un continuo divenire.

Le metamorfosi escheriane come paradigma della costruzione della realtà

Nell'immagine di cui sopra Escher riproduce un divenire esistenziale e, anche se questa opera permette di poter scorrere da destra a sinistra e viceversa, ci può far comprendere come in realtà tutto sia un concatenarsi di eventi che in maggior percentuale non dipendono da noi.

Quanto di ciò che siamo è dipeso da noi, e quanto è divenuto reale grazie all'interazione con altri?

Il tutto può essere analizzato in due chiavi: una macro e una microscopica.


Nel primo caso di tratta dello svolgersi della propria esistenza.

Collochiamoci a sinistra dell'opera, immedesimandoci nell'ape nera.

Sono nata ape, e la mia natura fisica vuole che debba volare avanti.

L'evolversi della mia esistenza fa sì che, alla fine del ciclo, io sia diventata una colomba. Ovviamente questa metamorfosi deve essere vista in chiave evolutiva, non come semplice scambio figurativo.

Ora, il risultato finale è tutta farina del mio sacco, oppure sono diventata colomba perché sono passata attraverso il maglio di cicli evolutivi appartenenti ad altre persone?

Quanto ha inciso attraversare la corrente contraria di diversi tipi di pesci?


Il secondo caso riguarda una lettura microscopica, ossia legata all'interpretazione dell'hic et nunc, il qui e ora.

Sono una persona che pensa, ed esprime i contenuti in base al momento e alla persona che me li ha richiesti/stimolati.

Sebbene sia un'ape, la forma dei miei pensieri si esprime sostanzialmente come una colomba. Ma... Si tratta davvero di un mio reale, genuino, obiettivo prodotto?

Oppure ho espresso il frutto di un'interazione che è riuscita a toccare corde interne ed è riuscita a legarsi ai miei contenuti, modificandone in parte la loro natura?

Siamo frutto dell'interazione

Escher ha colto nel segno con le sue opere: la nostra vita e le nostre valutazioni sono un continuo risultato dell'interazione che gli altri hanno con la nostra quotidianità.

Ed è, soprattutto, un continuo divenire.

Non c'è uno spazio vuoto o vacante in ciò che facciamo, come pure non c'è un pensiero o un ragionamento che sia scevro dai condizionamenti più o meno consci che ci caratterizzano.

Quella che per me è la pinna dorsale di un pesce, per qualcun altro sono le zampe di un canguro. 

Non c'è un giusto e un sbagliato, nè un dritto o un rovescio.

Paradossalmente non c'è un sopra o un sotto, nè un distante o un vicino.

La prospettiva è tutto ma anche nulla, a seconda dell'importanza che si dà al nostro interlocutore.

Una cosa è certa: se l'illusione è negli occhi di chi guarda, il rispetto per l'altrui valutazione deve essere il faro nella notte delle relazioni.