Ho avuto la fortuna di leggere Il buio oltre la siepe da bambina: Harper Lee ha regalato a tutti i bambini del mondo degli amici del cuore con cui condividere giorni solitari. I miei pomeriggi a casa sul divano con il naso tra le pagine sono diventati avventure estive in compagnia di Jem, Scout e Dill in giro per Maycomb, in giardino, sulla casa sull’albero. L’attrazione più grande però è Boo, il misterioso vicino di casa che nessuno ha mai visto uscire. La mia fantasia galoppava insieme a loro e quella piccola città del profondo sud degli Stati Uniti mi sembrava un paradiso. Tutto è raccontato dalla piccola Scout che con infantile innocenza mette sullo stesso piano le sue avventure con il fratello e l’amico Dill e il caso giudiziario che turba la città per un bel pezzo: il padre di Scout, l’avvocato Atticus Finch, viene incaricato della difesa d’ufficio di un uomo di colore accusato di aver stuprato una ragazza bianca. Questo episodio è marginale per una bambina di otto anni, come Scout, proprio come lo è stato per me, di dieci. Ma adesso immaginate di crescere, di andare a scuola, di diventare grandi e di dimenticare tra i ripiani della libreria il romanzo con le pagine sgualcite che tanto vi ha tenuto compagnia durante la vostra infanzia. Poi un bel giorno decidete di rileggerlo, perché eravate davvero piccoli e magari vi siete persi qualcosa di importante. Ed ecco che l’episodio marginale del processo a Tom Robinson si rivela centrale: scoprite la figura di Atticus Finch, non solo come padre, ma come avvocato. E poi scoprite che, Premio Pulitzer 1960, Il buio oltre la siepe è il romanzo consigliato da Barack Obama contro ogni razzismo e discriminazione.Perciò leggete Il buio oltre la siepe, anche se l’avete già letto da bambini, perché scoprirete un altro libro. Se invece non l’avete mai letto, cosa aspettate, leggetelo, anche due volte di fila se necessario. Cercate di tornare bambini, al fianco di Jem e Scout e provate ancora quella sensazione di misto terrore e curiosità che prende solo da piccoli. Ma non dimenticate il grande insegnamento che l’autrice ci offre, valido ieri come oggi.E se per caso non fossi riuscita a convincervi finora, beh, cosa mi dite del titolo? Anzi, dei titoli: perché Il buio oltre la siepe? Perché To Kill a Mockingbird (uccidere un usignolo)? Due titoli, due storie, due età, un unico libro.