Non definirmi: sto cambiando
Suonano in Duomo e ballano in Carrobbio
Un vecchio detto milanese, che purtroppo non so scrivere in dialetto, recita Suonano in Duomo e ballano in Carrobbio. Mi è venuto in mente spesso in questi giorni…
Piazza Duomo era, ed è il vero cuore di Milano. Tra Piazza Duomo e il Carrobbio c’è una distanza di circa 1 km: abbastanza per non sentire ciò che avviene in piazza Duomo o, al massimo, averne solo un vago sentore.
Il detto milanese equivale dunque al tradizionale fischi per fiaschi.
Mio padre, romagnolo, usava una diversa forma verbale chiedendo “è più alto il campanile di San Mercuriale o corre più forte il treno?” per esprimere come spesso, troppo spesso, i dialoghi non sono altro che scambio di vocaboli tra sordi, tanto per usare l’ennesima metafora.
Se suonano in Duomo, chi balla in Carrobbio non sa che musica venga suonata, e ben difficilmente può seguire i tempo.
Quanti scambi di parole oggi sono così!
Sarò invecchiata, ma mi sembra che stiamo diventando sempre peggio.
Il mio limite di accettazione viene poi, spesso, raggiunto dalle conversazioni in whatsApp dove domande e risposte, affermazioni e frasi correlate si rincorrono e si sovrappongono, al punto che spesso per capire di cosa si parla bisogna andare indietro di parecchi messaggi.
Si ha fretta di comunicare: poche parole, spesso sincopate, buttate là e inviate, a pezzi e bocconi, con frasi concluse molte righe dopo e non di rado dopo aver già ricevuto parziali risposte. Conversazioni che rimangono lì, accantonate, interrotte, abbandonate.
Perché si ha fretta di dire, ma importa ben poco ciò che dice l’altro.
Qualche giorno fa ho mandato una mail ad un cliente spiegando che il lavoro bibliografico che mi aveva mandato come riferimento affermava l’esatto contrario di ciò che voleva dimostrare. Suggerivo quindi di cambiare riferimento o cambiare oggetto della dimostrazione.
Mi ha risposto rimandandomi il lavoro e ribadendo di usarlo per convalidare la sua affermazione.
Non ha letto? Molto probabile!
Mi adeguo? E perché no?
Però prima di scegliere di adeguarmi mi sono riletta il lavoro, temendo di essere io ad aver capito male (NO!). Una intera ora buttata via.