Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: Suc-counseling

2023-03-10 08:40:52

Nella mia attività di ascolto ritengo che il silenzio, l’umiltà e la carità siano tre elementi fondamentali per una buona conduzione del colloquio.

Da tempo rifletto sul valore del silenzio, l’umiltà e la carità nella mia vita e sto percependo il significato di queste dimensioni anche nell’ascolto delle persone.

Premetto subito che fare silenzio, essere umili ed esprimere amore verso una persona non è facile perché siamo pieni di noi stessi.

Nel mio counseling cerco di dare il meglio di me stesso per aiutare l’altro a crescere e in questo tentativo quando va bene scopro che l’umanità dell’altro mi ha nutrito e sono cresciuto in consapevolezza.

Fare silenzio…,

per me, significa ascoltare l’altro in un ambiente tranquillo, sereno, sospendere le mie personali opinioni, evitare di suggerire, interpretare, per lasciare la persona libera di scegliere il proprio futuro.

Non è facile fare silenzio, quando hai già visto quel problema in altre persone e hai sulla punta delle lingua la soluzione che è risultata più efficace.

Mi freno perché sento che il mondo e il libero arbitrio dell’altro sono dimensioni sacre.

L’unico strumento che posso usare nel colloquio  è riformulare il mondo dell’altro in modo essenziale, pulito così da permettere alla persona di vedersi con chiarezzadecidere in autonomia.

Rimandare i fatti in modo scarno è il primo passo per portare la persona a vedersi nella realtà.

Troppo spesso guardiamo le vicende della nostra esistenza proiettando i nostri desideri, facendo interpretazioni così che sembriamo stare al cinema a vedere una realtà surreale.

E’ una storia antica cominciata con la caverna di Platone dove le persone credevano nelle immagini riflesse.

Se faccio silenzio il mio cliente vede la sua vita da nuove angolazioni e comincia a riflettere e costruire.

Vede dove finisce la sua responsabilità e dove inizia la responsabilità dell’altro.

Praticare l’umiltà….

per me, significa avere i piedi ben piantati a terra, sapere chi sono e cosa voglio.

La parola umiltà deriva da humus che vuol dire terra, per cui il counselor nella sua azione diventa una sorta di terreno fertile per il proprio assistito. 

Esistono due dimensioni da considerare:

• la dimensione verticale cioè la connessione mente corpo nella persona;

• la dimensione orizzontale della relazione di aiuto dove io sono di fronte all’altro.

Nel praticare l’umiltà il counselor è congruente, in reale, costante e profondo contatto con i suoi pensieri, emozioni e vissuti ed è in grado di comunicare all’altro il suo stato di trasparenza interiore.

Nel colloquio le due dimensioni verticale ed orizzontale si intrecciano per promuovere il bene nella persona.

Nell’umiltà operativa, il counselor sa che non è onnipotente, onnisciente, solo  esperto del metodo, mentre il cliente conosce bene il suo problema.

Per questo il counselor non indica nel colloquio una direzione e cerca di creare le condizioni per uno sviluppo autonomo del proprio cliente.

L’umiltà nella relazione comunica al facilitatore e al suo cliente che sono due persone non perfette che cercano di muoversi verso la luce della perfezione.

Eprimere la carità cioè l’amore…,

per me, significa attuare la comprensione empatica cioè cercare di sentire come l’altro vive.

Il counselor si avvicina al sistema di riferimento della persona, si immedesima nel mondo del cliente e ritorna al proprio mondo, non perde la cognizione del “come se.

Sentire il disagio, la rabbia, il risentimento del cliente senza aggiungere le nostre tensioni per evitare di cadere nella simpatia dove il counselor si confonde con il cliente.

Si parla di movimento empatico cioè di ricerca costante dell’equilibrio nella relazione di aiuto.

Significa essere a disposizione dell’altro per il suo bene quando ha bisogno.

Così il silenzio, l’umiltà e la carità contribuiscono a promuovere il flusso di bene nell’universo umano.

Un caro saluto.

Antonio

by Antonio Masoch
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