Riflessioni per nutrire l’anima: pensando al Paradiso…

Ci sono testimonianze di persone che hanno vissuto delle esperienze extra-corporee di pre-morte che parlano di un tunnel di luce e a seguire un incontro nutriente  con un famigliare o una persona amica già morta.

Queste persone tornano alla vita di ogni giorno trasformate, arricchite, capaci di distacco dalle cose terrene, più serene, piene di fiducia nel futuro.

Quando mia madre era in vita soleva spesso pronunciare queste parole: “se non ci fosse il Paradiso sarebbe una grande fregatura“.

Lei madre di cinque figli di cui uno con problemi, si è dedicata totalmente alla famiglia, mentre mio padre era impegnato nel lavoro.

Penso a tante persone che si spendono per i propri cari,  per dare loro una vita dignitosa e che raramente si concedono degli spazi di ricarica personale.

Queste persone sono capaci di grandi sacrifici che sembrano dei miracoli: mettere in tavola un pasto decente ogni giorno, provvedere alle cure costose di un famigliare…

Sono i “ Santi del quotidiano”, quelli che non appariranno mai nel calendario, che sono nelle memorie di famiglia e che nutrono con il loro esempio la nostra umanità.

Per queste persone, qualunque sia il loro credo, voglio che ci sia il Paradiso, per un riscatto di una vita di dedizione e come cristiano lo spero con tutto il cuore.

Penso che il Paradiso può iniziare anche in terra quando sei alla presenza di una persona che ti riempie il cuore.

Infatti, quando Gesù si trasfigura davanti a tre discepoli, nel vangelo di Matteo (17,4) l’apostolo Pietro prende la parola e dice: “Signore è bello per noi restare qui”.

Più semplicemente quando due innamorati stanno vicino e si vogliono bene fanno esperienza di Paradiso. 

Ricordo, con piacere, le prime volte che cominciavo a frequentare la mia ragazza in Toscana e scendevo ad Orbetello per qualche giorno. 

Quando scendevo dal treno e lei mi accoglieva con il sorriso, io sentivo di essere in Paradiso, quando con lei ci fermavamo a sedere su una panchina di fronte alla laguna per ammirare il tramonto io mi sentivo in Paradiso.

Anche ora quando la mia ragazza mi sorride durante il giorno, io mi sento in Paradiso.

Penso di fare esperienza di Paradiso anche quando aiuto un mio famigliare o un indigente.

Condivido con la mia famiglia d’origine la gestione di mio fratello Giuseppe.

Al mattino lo seguo nel lavarsi e nel vestirsi e il suo incedere lento, segnato dall’uso dei farmaci si manifesta spesso in un volto di sofferenza.

Il suo volto mi ricorda quello di Gesù Cristo silenzioso.

Quando ero piccolo confesso che questo accompagnamento  mi stava stretto, ora posso dire che la presenza di mio fratello mi ha educato all’umanità, all’accettazione, all’empatia e mi fa crescere come uomo e come counselor.

Posso dire che incontrare la sofferenza  sollecita la mia  riflessione, mi spinge a non giudicare mi purifica e mi prepara ad una vita buona piena di significato.

Romano Gozzelino nel “Rosario con Giovanni Paolo II”- Edizioni Messaggero Padova, cita una riflessione del Santo Papa:

“Dobbiamo pensare al paradiso! La carta della nostra vita cristiana la giochiamo puntando sul paradiso! Questa certezza e questa attesa non distoglie dai nostri impegni terreni, anzi li purifica e li intensifica, come ne è prova la vita di tutti i santi.

La nostra vita è un cammino verso il paradiso, dove saremo amati e ameremo per sempre e in modo totale e perfetto. Si nasce solo per andare in paradiso”.

Per concludere; Paradiso come esperienza di benessere con la persona amata, come esperienza di servizio che purifica, come speranza di riscatto di una vita di sacrificio, come premio per tutte le persone di buona volontà che, a prescindere dal loro credo, si impegnano per un mondo migliore.

Un caro saluto a tutti. Antonio