Riflessioni per Nutrire l'Anima

Spiritualità & Filosofia

Riflessioni per nutrire l’anima: la forza del gruppo

2021-11-19 09:34:15

Un argomento discusso nei mie colloqui riguarda il ruolo dei gruppi nella nostra vita...

Alcune persone hanno affrontato la tematica del gruppo e la sua funzione nella nostra esistenza.

In un momento difficile del nostro vivere, legato a prescrizioni e restrizioni, le persone sentono il bisogno di condividere e sostenersi all’interno di un gruppo che ha la stessa visuale.

Infatti il gruppo è un insieme non casuale di persone che hanno bisogni, motivazioni, fini comuni e alcuni valori condivisi. 

Nel gruppo passano le informazioni, si verifica la fonte, si riflette e viene mantenuta alta la consapevolezza.

Le persone nell’insieme di individui con la stessa finalità, costituiscono un’entità che ha una sua personalità e fasi evolutive. 

Ricordo una mia cliente, che era  in un gruppo sportivo e  mi aveva riferito come il riunirsi ad altre persone  sia stato un processo naturale mosso da un’unica passione per una determinata attività sportiva.

Assieme ad un’amica si era iscritta ad un corso di tennis per dedicare alcune ore della settimana al movimento.

Durante le ore di lezioni avevano conosciuto altre persone desiderose di esprimersi in quella disciplina.

Nel dopo partita avevano  cominciato a fare gruppo davanti a un bicchiere di limonata ed è nata un’intesa.

C’è stata  la fase di conoscenza dove le persone condividevano informazioni essenziali sul loro vissuto.

Seguì la fase di approfondimento dove le persone scoprirono  le loro difficoltà.

La mia cliente mi ricordava le difficoltà nell’imparare alcuni passaggi fondamentali: rispondere in modo corretto ad un palleggio e utilizzare “ il rovescio”.

Si sentiva imbarazzata nell’eseguire le mosse indicate dal maestro e in questa tensione ha scoperto che anche altri allievi della classe avevano lo stesso problema.

Insieme ai colleghi, nelle pause,  hanno provato gli esercizi e hanno preso dimestichezza con la tecnica corretta.

Ecco che nella difficoltà il gruppo sosteneva e faceva crescere i propri componenti. Lei ha capito che partecipare ad un gruppo in modo efficace non è una capacità connaturale e si apprende strada facendo.

Il suo maestro di tennis coordinava il gruppo e stabiliva  i rapporti tra gli allievi. 

La cliente era venuta a colloquio per capire meglio le dinamiche all’interno del gruppo classe.

Voleva dare seguito a quel movimento sportivo, per generare un gruppo di persone che potessero interagire in modo armonioso anche in altri contesti.

Così, insieme, abbiamo scoperto quanto sia importante l’accoglienza quando lei e i suoi amici convergevano in un determinato luogo per condividere dei momenti insieme.

Capimmo l’importanza di chiamare la persona per nome e stringere in modo delicato la mano.

Il saluto, fatto bene, non è una cosa banale, è segno di empatia, è  dare cittadinanza all’altro.

Un’ altro passaggio che abbiamo colto è riconoscere il valore di regole condivise ed esplicitate. Quando si davano appuntamento per un’uscita serale c’era un giro di telefonate preliminari dove veniva proposto il tema dell’incontro, l’ora di ritrovo e la modalità di raggiungere un determinato luogo.

Questi erano dettagli essenziali per stimolare le persone e suscitare interesse. Lei capì che gradiva stare in quel contesto di persone perché oltre all’amore per il tennis avevano anche la passione della cultura in tutte le sue espressioni. Per questo organizzavano incontri domenicali per andare a vedere quella o l’altra mostra.

In fase di organizzazione capì l’importanza di responsabilizzare se stessa e anche gli altri amici. Per coordinare tutte le persone e coltivare questa dimensione comune, lei si era offerta da facilitatore. 

Fu riconosciuta dal gruppo come una sorta di leader.

All’inizio concentrava su se stessa tutte le incombenze e questo le procurava stanchezza, per cui decise di distribuire i ruoli alle varie persone del gruppo.

In questa sua decisione di delegare anche gli altri nel gruppo capì il valore della collaborazione dove tutti si spendevano per un obiettivo comune.

Per non rendersi indispensabile e perché la sua presenza non fosse ingombrante con la mia cliente attuammo la strategia del “ role play” cioè di invitare  le altre persone ad organizzare a turno le uscite.

In questa decisione lei riuscì a conoscere meglio i suoi amici e ad individuare quelli che si impegnavano e quelli che ritardavano nel compito assegnato.

La parte più difficile nel nostro percorso alla scoperta delle dinamiche di gruppo fu gestire il feedback emotivo cioè quando ogni persona esprime le proprie sensazioni.

Per risolvere questa dinamica sono ricorso all’uso del feedback fenomenologico.

Il Feedback fenomenologico è la restituzione di ciò che penso con una tecnica valida che evita le barriere comunicative, per questo è  un nutrimento per chi lo riceve.

Così ho proposto alla mia cliente il seguente schema:

Mentre tu parlavi:

  1. ho visto (osservazione della persona come mani chiuse, mimica….)
  2. ho ascoltato (che dicevi…..)
  3. ho immaginato (che eri felice, irritato, offeso….)
  4. ho sentito (in me paura e tensione alla pancia )


Insieme decidemmo di proporre al suo gruppo questo esercizio di comunicazione come se fosse un gioco delle parti.

La logica del gioco fu la chiave per sperimentare ed aprire un dialogo rispettoso e costruttivo.

La mia cliente mi disse che all’inizio i suoi amici sembravano ingessati nell’esprimere le proprie opinioni, ma poi, con il passare del tempo la modalità fu metabolizzata.

Ognuno si sforzava, a suo modo, di essere elegante e rispettoso nei confronti dell’altro.

La mia cliente al termine del percorso fu contenta di aver costruito le basi di un gruppo di amici che si vogliono bene e si rispettano.

Auguro a tutti di fare esperienza di gruppo perché in un contesto dove ci sono persone unite da un comune obiettivo, il processo di crescita della persona è più veloce.

Un caro saluto.

Antonio

by Antonio Masoch