Angelo Tatti

Sigonella 1985

2019-07-06 11:31:00

Il 1985 fu l'anno dell'uscita al cinema di Ritorno al Futuro e del primo Super Mario Bros, ma fu anche l'anno in cui il dirottamento della Achille Lauro portò a una epocale crisi diplomatica tra Stati Uniti e Italia con la tensione che ha rischiato di portare a un confronto a fuoco

Dirottamento

7 Ottobre 1985-La nave da crociera italiana Achille Lauro lascia le acque Egiziane diretta verso Israele, sono le 13:07, un membro dell'equipaggio scopre quattro terroristi palestinesi intenti a maneggiare armi destinate ad una missione, la loro reazione porta a una sparatoria in cui rimane ferito il membro dell'equipaggio prima e al sequestro della nave dopo.

L'equipaggio riesce a mandare un mayday captato in Svezia, racconta il dirottamento e spiega che l'intento dei terroristi è la scarcerazione di 50 compagni imprigionati in Israele, dicono anche che i terroristi rivendicano la loro appartenenza all' OLP.

Il Governo Italiano si attiva subito, il ministro della difesa Giovanni Spadolini convoca un tavolo con i vertici dei Servizi Segreti, il ministro degli esteri nella persona di Giulio Andreotti cerca subito di iniziare una trattativa che però sin dalle prime battute appare molto difficile, ma in serata convoca l'unità di crisi e incaricato dal presidente del consiglio Bettino Craxi attiva subito i canali diplomatici sfruttando le sue amicizie nel mondo arabo. Riesce a rintracciare il presidente della Siria (paese verso cui era diretta e in cui sperava di attraccare l'Achille Lauro) Hafiz al-Asad che si muove subito e con fermezza in favore dell'Italia intimando ed ottenendo il dietrofront della nave.

Alle 22:10 avviene la prima comunicazione con il commando captata dalla capitaneria di Porto Said, in cui i terroristi rivendicano la liberazione di 50 compagni e minacciano di far esplodere la nave.

Dopo una telefonata tra  Andreotti e Yasser Arafat (capo dell' OLP) lo stesso Arafat negò l'appartenenza dei terroristi al suo gruppo.

Tra il 7 e l'8 Ottobre, autorizzata da Gran Bretagna e USA, partì l'operazione Margherita, che mirava a individuare la nave mediante l'utilizzo di 4 elicotteri da trasporto con 60 paracadutisti, ricognitori e incursori.

Yasser Arafat contatta il governo italiano dicendo di aver inviato due emissari ad affiancare le autorità egiziane e di aver scoperto una matrice filo-siriana per i terroristi. I due emissari furono Hani El Hassan, braccio destri di Arafat e Abu Abbas, capo fondatore del FPLP.

A una disponibilità Italiana alle contrattazioni si contrappone la contrarietà Statunitense, questo porta al primo screzio e alle lamentele del Presidente del Consiglio Italiano.

La nave arriva alle porte del porto di Tartus e richiede il permesso di entrare, il Presidente Siriano contatta il corrispettivo Italiano e comunica la volontà di autorizzare lo sbarco solo nel caso di un negoziato diretto tra il governo nostrano e i terroristi, possibilità che ricevette da subito ferma opposizione dagli Stati Uniti.

La situazione sulla nave continua a degenerare e i terroristi minacciano di uccidere un passeggero ogni tre minuti a cominciare dagli americani, e con uno lo ammazzano davvero, gettandolo poi in mare, Leon Klinghoffer, cittadino americano ebreo e paraplegico.

Nel mentre richiedono che la trattativa venga gestita da Croce Rossa internazionale con ambasciatori d'Italia, Usa, Regno Unito e Germania dell'Ovest.

La Siria e gli Stati Uniti premono per una manovra di forza che in italia viene appoggiata da Andreotti ma osteggiata da Craxi, che comunque ribadisce che essendo la nave Italiana qualsiasi operazione deve essere gestita dagli Italiani.

Abbas dopo aver ricevuto garanzie sull'incolumità di tutti i passeggeri dal comandante della nave riesce a trovare un accordo con i terroristi, garantendogli in accordo col governo italiano una via di fuga diplomatica verso un altro paese arabo e nonostante l'opposizione americana il salvacondotto viene firmato e la nave liberata.

Gli americani 

La nave fa rotta verso l'Egitto e viene liberata anche se i passeggeri non vengono fatti scendere, vengono raccolte le prime dichiarazioni e si viene quindi a sapere del delitto, di conseguenza l'italia su indicazione di Craxi comincia a prepararsi a richiedere l'estradizione dei dirottatori in quanto il salvacondotto era basato sul non-spargimento di sangue.

La reazione statunitense è una reazione di forza, Reagan decide di accogliere la proposta del Consiglio di Sicurezza Nazionale e dispone di intercettare unilateralmente l'aereo: dalla portaerei USS Saratoga decollano quattro F-14 Tomcat che affiancano l'aereo poco sopra Malta.

Impedirono l'atterraggio chiedendo e ottenendo a Tunisia, Grecia e Libano di non autorizzare l'atterraggio.

A questo punto decidono autonomamente e senza dare preavviso di dirottare l'aereo nella base siciliana (che contiene una Naval Air Station della Marina statunitense) di Sigonella.

A dirottamento iniziato il governo americano contatta il corrispettivo italiano, e Craxi da ordine di autorizzare l'atterraggio che comprende però solo i 4 Tomcat e  il boeing in cui sono presenti i dirottatori, che erano però seguiti da due C-141.

Furono proprio i due aerei non autorizzati a indurre il capo di controllo ad indirizzarli all'atterraggio nella parte della base italiana.


Tensione nella pista d'atterraggio

Sono controllore e assistente i primi che si rendono conto che gli americani vogliono far atterrare l'aereo e poi portare i terroristi nella loro Base e di conseguenza preavvisano VAM (vigilanza aeronautica militare) e carabinieri.

All'atteraggio dell'aereo confluiscono 30 avieri del VAM e 20 carabinieri che circondano l'aereo ma subito dopo atterrano i due Lockheed  C-141 Starlifter della Delta Force americana al comando del generale Carl W. Stiner con chiaro intento di prelevare i terroristi per portarli a Washington.

Gli incursori della Delta Force scendono armi in pugno e a loro volta circondano gli italiani dando vita a due cerchi concentrici intorno all'aereo ma furono a loro volta circondati da un cordone di carabinieri appena arrivato dalle caserme vicine che diede vita al terzo cerchio.

Seguono minuti di alta tensione, Stiner in contatto col suo governo sostiene di avere l'autorizzazione anche italiana a prendere i terroristi, l'ammiraglio Fulvio Martini dichiara di avere istruzioni di lasciarli li e entrambi si attestano sulle loro posizioni. 

L'italia sotiene che non essendoci nessuna estradizione nessuno ha il diritto di prelevare dei criminali sospettati di aver compiuto un crimine su suolo italiano e il caso viene affidato alla procura di Catania, argomentazione sostenuta da Andreotti anche al telefono con Schultz.

Seguono tentativi di intimidazione statunitensi dallo scarso esito, e Raegan si decide a telefonare Craxi nel cuore della notte, le parole che si scambiano resteranno un dubbio eterno, con più di una versione che già dall'indomani viene fornita nei media mondiali , ma sicuramente Craxi rimane comunque fermo sulle sue posizioni e ordina al Comandante dei Carabinieri Riccardo Bisogniero di far intervenire i blindati dell'arma e altre unità di rinforzo, mossa con cui riesce a far finalmente desistere gli Americani, alle 5:30 Raegan da ordine di ritirarsi ai suoi soldati.


Scontro Diplomatico

Lo scontro nasce dalla diversa valutazione che fanno i due governi nei confronti degli intermediari nelle contrattazioni. Gli statunitensi ritengono anche loro colpevoli a differenza degli Italiani che li vogliono rilasciare, e l'ambasciata Americana comunica che ciò provocherebbe una grave crisi diplomatica in quanto a detta loro Craxi aveva garantito che sarebbero stati processati indistintamente tutti e sei, Abu Abbas compreso, situazione a cui si oppone il governo Egiziano che li ritiene ospiti sotto la sua protezione.

E' in questo momento che Washington (per la felicità di Craxi che può quindi sottoporre la questione alla magistratura) fa pervenire la richiesta di estradizione alla magistratura, che ordina il fermo e divieto di decollo all'aereo egiziano contenente i due intermediari.

Nel mentre il PM prende in carico i quattro terroristi e Abu Abbas dichiara che le intenzioni dei terroristi erano di sbarcare ad Ashod e compiere l'attentato ma nega di esserne stato a conoscenza precedentemente.

I diplomatici Egiziano partono alla volta di roma e qua vi è un altra interferenza Americana che però fu sventata dall'intervento dei caccia Italiani .

La magistratura italiana ritiene che non ci siano gli estremi per trattenere Abbas e quindi ne autorizza la partenza, che avviene però tramite escamotage e tenendo all'oscuro Andreotti e Spadolini per evitare un altro intercettamento Americano.

Solo dopo la Cia consegnerà le intercettazioni complete che testimoniano la colpevolezza di Abbas e portano alla sua condanna all'ergastolo da parte del tribunale di Genova nel 1986.