Andrea Ferrini
Founder Junior
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VAN GOGH MORIVA 130 ANNI FA. UNA GRANDE MOSTRA A PADOVA LO RICORDA DAL 10 OTTOBRE di Marco Goldin Nella notte tra il 28 e il 29 luglio 1890, in una stanzetta di sottotetto nell’Auberge Ravoux a Auvers-sur-Oise, lasciava le strade della vita Vincent van Gogh. Aveva 37 anni e da dieci aveva deciso di fare l’artista. Lo aveva deciso dopo anni di fallimenti come mercante d’arte, come libraio, come studente di teologia, come predicatore nelle miniere di carbone in Belgio. Da quelle miniere, nell’estate del 1880, si era alzata nel cielo la sua luce, una cometa stracciata, visibilissima nelle notti, accecante. Dieci anni da allora volati via come un suono acuto o un silenzio, insieme. Dieci anni in cui è passato dai suoi primi, sgrammaticati disegni con i minatori a camminare nella neve alla pienezza di un colore che aveva assorbito tutto della vita. Tutto di una visione prensile, onnivora, nessuna cosa lasciata indietro, nessuna cosa dimenticata. E poi tutto del dolore ma anche tutto della felicità dell’essere. Il 2 luglio 1882, dall’Aia, aveva scritto al fratello Theo: “Oggi sono così felice da avere pianto di contentezza”. Ho preparato per voi in questi ultimi due anni una grande mostra con 80 opere di Van Gogh tra dipinti e disegni e poi i quadri di altri autori che sono stati fondamentali per la sua formazione dentro un colore nuovo, da Millet a Gauguin, da Seurat a Signac, fino a Hiroshige, il suo punto di riferimento nell’arte giapponese. La mostra (www.lineadombra.it, prenotazioni da martedì 1 settembre, call center 0422.429999) come sapete si svolgerà a Padova, nel Centro San Gaetano a partire dal 10 ottobre, con una settimana di pre aperture dal 2 ottobre. A fine agosto ve ne parleremo, dandovi le informazioni utili se vorrete prendervi parte. Intanto, ricordiamo tutti insieme quella notte di 130 anni fa, quando Vincent van Gogh, dopo avere risalito le scale della pensione in una domenica sera di fine luglio, arrivando dai campi dove il grano era appena stato tagliato, si distese a letto con la camicia macchiata di sangue. Venne il dottor Gachet e la mattina dopo giunse Theo da Parigi. Fu un’agonia strana, piena di umanità commossa. Vincent fumava la pipa mentre parlava con il fratello. Parlavano della loro infanzia a Zundert, dei luoghi amati, della pittura, dell’amore che il pittore aveva sparso per il mondo. Poi Vincent chiuse gli occhi per sempre, mentre in alto le stelle si disposero come in parata. Theo fu improvvisamente solo e dopo pochi mesi raggiunse il fratello in quel cielo di stelle. Adesso stanno insieme, uno accanto all’altro, sotto un grande cuscino d’edera, nel piccolo cimitero di Auvers. Appoggiamo su quell’edera, piano, un girasole. [Vincent van Gogh, Paesaggio a Saint-Rémy, 1889 / Ny Carlsberg Glyptotek, Copenaghen, inv. SMK 1840 / prestito a lungo termine dalla National Gallery of Denmark di Copenaghen]
Andrea Ferrini
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