Alberto Malesani

Founder Junior

Giudizio versus Discernimento

2019-06-14 18:05:16

Il commento di Daniela Di Menna al mio post precedente mi ha fatto scattare la scintilla per scrivere questo articolo in cui approfondisco le dinamiche del giudizio e sfato alcuni equivoci che ruotano sull'argomento.

Premessa

Partiamo dal presupposto che è il meccanismo del giudizio è automatico e ha una sua funzione evolutiva. La mente duale fa il mestiere per cui è nata, distinguere tra bene e male, giusto e sbagliato, bello e brutto, vero e falso, caldo e freddo...


Questa meravigliosa modalità di funzionamento ha permesso all'essere umano non solo di preservarsi meglio dai pericoli e garantire la sua sopravvivenza, ma anche di coltivare l'ingegno e la creatività per progredire in tutti campi conosciuti.


Da un punto di vista più esoterico è proprio grazie alla percezione duale della realtà che diventiamo coscienti e costruiamo l'anima (auto-coscienza) e quindi potremmo dire che la mente duale è alla base dell'evoluzione umana stessa.


Giudizio e Non Giudizio

Nella new age si fa un gran parlare del giudizio e del fatto che non bisogna giudicare.

Quello che pochi dicono è che il processo avviene in modo automatico ed istantaneo, quindi in un certo senso tutti giudicano.


Molto spesso quello che viene chiamato non giudizio è solo frutto dell'ennesimo condizionamento "morale" che porta a nascondere o reprimere l'inevitabile giudizio che sorge in noi o, peggio ancora, al giudizio del giudizio (mi accorgo che sto giudicando e mi dico che è sbagliato).


Perché giudicare è disfunzionale e non utile

Il giudizio (è cattivo, ingiusto, sbagliato, falso...) porta sempre con sé un sentito di rabbia, risentimento, avversione... e quindi i primi che ci rimettono siamo noi mettendo in circolo nel nostro essere sentimenti velenosi che non predispongono certo alla soluzione dell'eventuale problema.


Il giudizio nell'insegnamento di Gesù

«Non giudicate, per non essere giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate sarete giudicati voi e con la misura con la quale misurate sarà misurato a voi. Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio? O come dirai al tuo fratello: “Lascia che tolga la pagliuzza dal tuo occhio”, mentre nel tuo occhio c’è la trave? Ipocrita! Togli prima la trave dal tuo occhio e allora ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall’occhio del tuo fratello».


Questo meraviglioso insegnamento di Gesù riassume le dinamiche sottese al giudizio. Si potrebbe semplificare dicendo che il giudizio è come una medaglia a 3 facce che convivono simultaneamente: giudico me stesso (spesso a livello inconsapevole), quindi giudico gli altri e vengo (o mi sento) a mia volta giudicato


Un esempio pratico

Sono in fila alle Poste e qualcuno davanti a me impiega un "tempo infinito" (mia percezione soggettiva) per le sue operazioni. Magari sono di fretta e allora sorgono pensieri del tipo: ma non vede la fila che sta creando, proprio a me doveva capitare questo..., deve pagarle tutte adesso, non poteva pensarci prima o prendere un appuntamento o farlo in più volte...  


Poi un giorno, "per una serie di misteriose coincidenze",  capita che sia io a dover pagare più bollette e a dover aprire una pratica di mutuo e allora cosa succede? Dopo un po' si crea la fila, provo disagio, cresce l'imbarazzo, mi sento giudicato, proprio nella misura in cui io stesso avevo giudicato.


Morale: quello che non accetto in me (mi giudico: ci sto mettendo "troppo" tempo) , non lo accetto neanche negli altri e quindi lo giudico.


Il disagio alla base del giudizio è uno strumento prezioso per conoscersi

La realtà fuori funziona come uno specchio che ci permette di conoscerci meglio. Quando il comportamento di una persona ci crea disagio (e quindi lo giudichiamo) spesso è perché ci fa vedere una nostra caratteristica che non accettiamo o perché in fondo vorremmo comportarci come lei ma non ne abbiamo il coraggio.


E quindi cosa possa fare?

Una prima cosa, che nella mia esperienza ho trovato utile, è quella riflettere sulla nostra tendenza abituale ad esternare o meno il giudizio


Se normalmente lo esprimiamo è molte utile praticare la "non espressione" del giudizio, mantenendo il contatto col disagio interiore che proviamo.


Se invece abbiamo paura di esprimere i nostri giudizi potrebbe paradossalmente essere utile esprimerli e di nuove sentire come ci sentiamo.


Il cambiamento radicale avviene con la pratica dell'auto-osservazione.

Non posso non giudicare, ma attraverso l'auto-osservazione nel mio quotidiano posso essere consapevole dei giudizi che continuano a sorgere in me.

Questa pratica, che può sembrare banale, porta nel tempo a grandi cambiamenti.


Dal momento che vediamo il giudizio che sorge, ne siamo consapevoli e non saremo più identificati col giudizio stesso. E' come quando vediamo un'automobile (oggetto esterno), sappiamo che noi (soggetto) non siamo quell'automobile.


Il vero problema non è infatti giudicare, ma identificarsi con quel giudizio (è proprio così, ho ragione io...) che porta a re-agire in modo meccanico alle situazioni, mossi da sentimenti "negativi". 


Il libero arbitrio è una conquista: solo se non sono identificato posso realmente scegliere cosa fare o non fare.

Verso il Discernimento, l'ottava alta del giudizio

Che differenza c'è tra giudizio e discernimento?

E' la stessa nota, ma su ottave differenti.


Il giudizio è pervaso da un sentire negativo, fa scattare l'identificazione con quella convinzione piuttosto che emozione e porta a separare, dividersi tra buoni e cattivi. Nel giudizio non c'è libertà, ma re-azione automatica

E' la modalità ancora prevalente nelle relazioni personali e sociali che nutre il senso di superiorità e porta alla divisione in fazioni (parti.ti), tifoserie, religioni antagoniste...


Il discernimento è una valutazione distaccata del comportamento di una persona (o di un qualsiasi fenomeno), distinguendo il comportamento dall'essere

I fatti vengono valutati con oggettività, comprendendo e includendo  tutte le sfaccettature della situazione (come vedere a 360°), senza identificarsi con una singola parte, ma prendendo a cuore tutte le parti.


Non significa diventare stupidi o insensibili e non ha nulla a che vedere con l'essere "buonisiti", anzi. Se qualcuno ha usato violenza nei nostri confronti si faranno con fermezza tutte le azioni necessarie per evitare che quella persona non nuocia più a noi e soprattutto a se stessa. 


Nel discernimento c'è un'assunzione di una maggiore responsabilità, le azioni sono scelte libere che originano dall'empatia e dalla compassione.