Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Puglia del Passato: “Mangiavamo pane e comizi”, il racconto di Giovanni Rinaldi

2020-07-03 13:27:40

C’è una Puglia lontana, arcaica agli occhi dei più giovani, che svela dettagli di vita e di storia che è doveroso conoscere e valorizzare, poichè rappresentano i semi dai quali la nostra terra è sbocciata, diventando quella che è oggi.

Tra i racconti (tutti meritevoli, per la verità, di essere selezionati per la pubblicazione), e presenti sul sito www.infodem.it (Informazione e Democrazia) ne abbiamo scelto uno, che si intitola “Mangiavamo pane e comizi”. Ma altri ne pubblicheremo in seguito.


Il racconto di Antonietta Frisoli, bracciante di Orsara di Puglia (Fg). 


ANTONIETTA


La storia delle donne qui a Orsara di Puglia è stata magnifica negli anni passati. Ora non ne vogliono più sapere, né i giovani né le donne né gli uomini. Eravamo noi quelle più attive, a piedi casa per casa, organizzando le riunioni di cellula. C’era una grande attività. Ora dormono tutti, pensano solo ai fatti propri.


Noi siamo state le prime. Si discuteva di tutto, di come andava il partito e del nostro avvenire che sarebbe stato sicuramente migliore. Tutto è cambiato rispetto a prima, la nostra vita non è più la stessa, oggi rispetto a ieri. Io sono bracciante e, un tempo, quando si andava sotto padrone gli eravamo sottoposte. Ora non è più così, ma si sta tornando indietro, nel rapporto con i padroni.

Un tempo partivamo per la campagna alle tre di notte, anche quando si andava a coltivare sui nostri piccoli terreni. Si lavorava per dieci dodici tredici ore… sedici ore! non capivamo niente. L’orario di lavoro dipendeva da chi comandava, dal padrone della terra. Per arrivare sui terreni de La Torre, si partiva all’una della notte dal paese, soprattutto al tempo della mietitura, quando la facevamo a mano con le falci. 


Partivamo all’una e tornavamo in paese alle otto, alle nove, anche alle dieci. Ti buttavi sul letto, ma dopo appena un’ora o due più tardi dovevi rialzarti. Venivano a bussare per chiamarti e ripartire. Mamma in quegli anni portava il lutto e lavava i suoi panni con la terra, non col sapone, con la terra. Noi ragazze ci levavamo la mutandina e ce la lavavamo così, quando il tempo era bello, altrimenti te la tenevi sporca, non avendone altre. Ora le donne vanno alla Puglia, giù nel Tavoliere, fanno l’orario stabilito, sette otto ore, poi rientrano. 


Devono comunque svegliarsi molto presto al mattino, ma alle tre del pomeriggio sono a casa. Quando si andava più lontano, nelle masserie, non si rientrava in paese e si dormiva lì, arrangiati dentro soffitte malmesse o sotto baracche rivestite di teloni tesi tra pali di legno. Quella era la nostra sistemazione, la nostra coperta.


Abbiamo attraversato tempi tristi, poi lentamente si è cominciato a migliorare. Si vorrebbe stare sempre meglio, ma i fatti sembrano dirti che è impossibile.

Era triste, anche perché tu, dopo essere andata a lavorare, tornavi e avevi i servizi di casa da fare.


Noi compagne, inoltre, dovevamo pure metterci in cammino a far tessere per il partito, il partito comunista. Si girava per le case, si facevano riunioni, nelle cellule, in ogni quartiere. Per organizzare una riunione di cellula dovevi camminare a passo svelto per tutto il paese, casa per casa, e dovevi trascinarle con te, perché non tutte avevano le nostre stesse idee. Le donne che la pensavano come noi ci assicuravano: Va bene, c’è la riunione stasera, appena arriva l’ora vi raggiungo, ma per molte bisognava proprio andare a prenderle, una per una. Me’ dai, stasera c’è la riunione, dobbiamo riunirci, abbiamo un programma da svolgere, dobbiamo fare questo e quest’altro…


A quel tempo nessuno aveva diritti, ma la gente si riuniva di più, ci riunivamo e provavamo a risolvere qualcosa. Nei giorni di pioggia, lo stesso, ci bagnavamo, nemmeno la neve ci fermava, lungo strade dissestate o quasi inesistenti. Il fango ci arrivava alle ginocchia, tornavamo fradice e sporche a casa. Giorni davvero tristi e faticosi: per conquistare solo qualcosa di più e qualcosa di meglio. Quante volte ci hanno urlato contro: Ma andate a rammendarvi le calze bucate che avete! Erano quelli contropartito che ci dicevano così, con disprezzo. Altri ci deridevano: Ma chi ve lo fa fare?! Cosa andate facendo? Chi ti diceva una cosa chi un’altra, sempre offensivi. 


Alcuni non ci lasciavano nemmeno parlare: Voi ve ne dovete andare da qui, sparire! voltavano lo sguardo. E tu con una gran faccia tosta, entravi, insistevi e parlavi. Quelli più vecchi, più arretrati, poi, ti etichettavano direttamente come una malafemmina! Così le donne si sono emancipate per davvero.


Quando si tenevano dei comizi in paese, per la campagna elettorale, noi donne rientravamo dal lavoro nelle campagne con un bel pezzo di pane tra le mani, con qualcosa per accompagnarlo, altrimenti solo pane. Ci si radunava qui a Porta San Pietro, era qui che si svolgevano sempre i comizi, e ci sedevamo a terra, stringendo il pane tra le mani: mangiavamo e ascoltavamo i comizi. Tanto che tra noi dicevamo Mangiamo sempre pane e comizi!


Abbiamo fatto anche ribellioni scioperi marce, in momenti davvero tristi.


L'autore del racconto, pubblicato su lamia-puglia.com è il pugliese Giovanni Rinaldi.