Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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I registi De Serio e la Puglia di “Spaccapietre”: la piaga dello sfruttamento bracciantile

2020-09-08 14:06:08

Se ne parla ciclicamente, con l’arrivo dell’estate e della raccolta dei pomodori, che da sempre al Sud Italia (e in particolare in Puglia) attira nei campi un gran numero di forza lavoro.

I braccianti sono spesso protagonisti di episodi di cronaca, in cui subiscono ricatti e violenze di ogni tipo da parte dei “caporali”. Una storia cruda, che si ripete purtroppo con dinamiche sociali diverse: se ai tempi di Giuseppe Di Vittorio a reclamare diritti e dignità erano i “cafoni”, oggi  i braccianti (soprattutto se stranieri) vengono lasciati alla mercè di persone senza scrupoli.


Due registi di Torino ma di origini pugliesi, Gianluca e Massimiliano De Serio, hanno voluto raccontare una storia che parla di questo argomento partendo da una vicenda di cronaca di qualche anno fa. Era estate, ed una bracciante pugliese, Paola Clemente, morì mentre lavorava nei campi. 


Questo avvenimento, accaduto nelle campagne pugliesi, riportò al centro del dibattito le condizioni spesso disumane in cui i braccianti sono costretti a lavorare (tante ore di lavoro continuativo sotto un sole a dir poco cocente, per una paga davvero misera).


Ma c’è una coincidenza che lega i due registi alla povera donna deceduta in Puglia: anche la loro nonna paterna, nel 1958, era morta mentre lavorava nei campi. I fratelli De Serio decidono quindi di organizzare filmicamente una storia che ripercorresse la storia dei nonni, in particolare del nonno che, prima di partire a Torino nel 1960, di mestiere faceva lo spaccapietre.


Il film si intitola appunto “Spaccapietre”, ed è- secondo l’intenzione dei registi- “innanzitutto il tentativo di riappropriarci di un’anima, quella di nostra nonna mai conosciuta. Ma è anche un film d’amore paterno in cui affiorano i temi della morte, della violenza, della paura, dell’amore, della vendetta”.


Il protagonista della pellicola è Giuseppe (Salvatore Esposito), spaccapietre, che perde la sua adorata moglie Angela per un malore mentre lavora nei campi. Il figlio Antò (interpretato da Samuele Carrino) sogna di fare l’archeologo, ma si ritrova a seguire il padre che vive in una tendopoli con altri braccianti. L’uomo, consapevole di dover stare vicino al figlio in una situazione così difficile dopo che ha perso la madre, gli fa la promessa di restituirgliela. Ma la realtà è purtroppo sempre diversa da quella che si immagina nei sogni.


Il film è stato girato in Puglia, tra Spinazzola, Bari e Pulsano.