Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

Glicosofato: quanto ne sai davvero sull’argomento?

2019-12-11 14:32:12

Si parla molto, ultimamente, dei possibili effetti negativi del glicosofato sulla nostra salute. Eppure non tutti conoscono questo diserbante e la normativa che ne disciplina l’utilizzo. Ma prima, capiamo di cosa si tratta.

Che cos’è il Glicosofato


Il glicosofato è un composto chimico scoperto da Monsanto negli anni Settanta. E’ costituito da un aminoacido (glicina) e una molecola di acido fosfonico, unite da un “ponte” di azoto. Si tratta di un diserbante potente e non selettivo, in grado di eliminare ogni pianta o erba.


I riflettori sul glicosofato si accendono nel 2015, quando la Iarc (Agenzia Internazionale per la ricerca sul cancro) lo inserisce in un elenco di oltre 80 sostanze definite “probabilmente cancerogene”. Del gruppo fanno parte anche le carni rosse, gli steroidi e alcuni composti chimici usati dai parrucchieri, che secondo la Iarc avrebbero un’evidenza di tumore “sufficiente negli animali e limitata negli uomini”.


Alcuni mesi dopo, però, l’Efsa (Agenzia europea per la sicurezza alimentare) considera il diserbante come non in grado di danneggiare il Dna umano, e quindi di provocare tumori. E’ stato messo in evidenza, però, che il rapporto dell’Efsa sia stato in gran parte “derivato” da studi commissionati dalle aziende produttrici. In pratica, la ricerca dell’Efsa si basa su studi finanziati appositamente dalle aziende, ma svolti in centri di ricerca certificati.


L’ultimo “capitolo” sui possibili effetti negativi del glicosofato è stato scritto nello scorso Ottobre, e porta la firma della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, secondo la quale non vi sono motivi per vietarne l’utilizzo.


La situazione in Italia


Tra il 2016 e il 2017 sia il gruppo di lavoro sui pesticidi Fao, Oms, sia l’Echa (Agenzia europea per le sostanze chimiche) hanno classificato il glicosofato come non cancerogeno. Lo studio dell’Echa, però, ha evidenziato che tale sostanza può causare danni agli occhi e contaminare cibo e acqua. 

Nel nostro Paese l’uso è ammesso, ma con alcune limitazioni. Per esempio, non lo si può utilizzare nelle aree verdi di scuole e luoghi ricreativi, in parchi, giardini, cortili, campi sportivi e nella vicinanza di strutture sanitarie.


Ognuno di noi dovrebbe informarsi circa la filiera di ogni prodotto che portiamo in tavola per evitare di mangiare e respirare “veleni autorizzati”.