Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

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Dove sono finite le api? L’allarme di biologi ed esperti

2022-02-27 14:44:11

Immaginate cosa accadrebbe se le api e gli altri insetti impollinatori scomparissero definitivamente dal nostro Pianeta. Forse non tutti si soffermano a pensare che, oltre al miele direttamente prodotto dalle api, verrebbe meno circa il 70% di tutti gli alimenti (verdura e frutta) che abbiamo a disposizione oggi. 

Le conseguenze di una totale estinzione degli insetti impollinatori (in primis le api) sarebbero a dir poco disastrose per la biodiversità dell’intero Pianeta Terra.

Di recente, una ricerca svolta dal Consiglio Nazionale di Ricerca Scientifica e Tecnologica (CONICET) dell’Argentina ha evidenziato un dato sconfortante: dagli anni Novanta ad oggi sono diminuite del 25% le segnalazioni di diverse specie di api presenti sul Pianeta.

Il coordinatore dello studio ha lanciato l’allarme: nonostante il numero di registri disponibile online aumenti, le specie di api segnalate continuano a diminuire. Ciò potrebbe significare, nella pratica, che le specie di api diventano sempre più rare e quindi difficili da avvistare rispetto al passato.


Dall’analisi è emerso, ad esempio, che le segnalazioni riguardanti le api comuni, quelle che incontriamo solitamente anche in città, sono diminuite del 17% a partire dagli anni Novanta. Meno segnalate le specie di api ancora più rare, come le “Melittidae” .


Le api rischiano l’estinzione


Altre ricerche svolte sull’argomento hanno rivelato che, attualmente, le specie di api a rischio sono circa 350. Tra le ragioni che hanno condotto a questa situazione c’è l’utilizzo eccessivo di pesticidi usati in agricoltura, l’emergenza climatica e il non rispetto degli habitat naturali. 


Da tempo gli studiosi e gli esperti di biodiversità stimolano l’opinione pubblica circa l’importanza e la centralità delle api e degli insetti impollinatori all’interno del nostro ecosistema.


Da qui nasce la volontà di accogliere le api, proteggerle e far sì che possano riprodursi in un ambiente naturale e consono alla loro natura.


In alcuni Paesi dove le api e gli insetti impollinatori stanno scomparendo a vista d’occhio, si sperimentano tecniche di impollinazione artificiale. Si tratta di pratiche molto costose ed anche contro natura.


Lo scienziato Albert Einstein, in tempi non sospetti, aveva predetto ciò che si sta verificando ai giorni nostri. “Senza le api, all’uomo resterebbero non più di 4 anni di vita”.


Le parole del celebre scienziato si spiegano subito se pensiamo che almeno l’80% della produzione di verdura e frutta dipende dal processo di impollinazione svolto dalle api e insetti affini (ad esempio le vespe che, pur essendo più aggressive e moleste delle api, sono anch’esse impollinatrici).


Pesticidi: causa numero uno della penuria di api


Dal canto suo, di fronte a tale emergenza, l’Unione Europea è intervenuta di recente a bandire alcuni pesticidi particolarmente pericolosi per la vita degli insetti.



Fateci caso: se vi trovate in un campo coltivato con un tipo di agricoltura intensiva, gli insetti tendono a scarseggiare. Viceversa, in un orto lasciato al naturale senza interferenze chimiche, la biodiversità si presenta più ricca e vivace.


Secondo alcuni dati di uno studio commissionato dalla Casa Bianca negli anni scorsi, anche la presenza delle farfalle nei campi si è ridotta del 50%. Otto delle 17 specie esistenti al mondo sono a rischio estinzione.


Come comportarsi con uno sciame d’api


Partendo dal presupposto che le api sono insetti poco aggressivi, che generalmente tendono ad attaccare gli uomini solo se disturbate, davanti ad uno sciame bisogna mantenere la calma. Dopo aver allontanato bambini e animali, può essere utile contattare il più presto possibile un apicoltore della zona. Questi saprà cosa fare nello specifico per spostare lo sciame in un luogo più sicuro.


Per allontanare le api  non ricorrete a pesticidi o spray. Bisogna proteggere il più possibile questi animali innocui e preziosissimi per la nostra vita. Un terzo degli alimenti che mangiamo abitualmente deriva proprio dalla loro instancabile opera di impollinazione.

No dimentichiamolo mai.

Cristiana Lenoci per News-Italia.net