Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

Cristiana Lenoci

Blogger, redattrice web

Boer il Contadino: quando coltivare la terra è una "missione"

2019-04-17 14:02:41

C’è una nuova generazione di contadini che è “tornata alle origini” e coltiva la terra con passione ed entusiasmo, arricchendo di conoscenza e competenza il settore dell’agricoltura “tradizionale”. A questo proposito, ci ha colpito molto la storia di Michele Cappellari, 26enne di Tuturano (Brindisi)

La storia di Michele e la sua scelta di vita

Dopo aver conseguito la laurea in Economia e Marketing nel sistema agro-industriale) a Bologna, Michele è tornato in Puglia e si è messo a coltivare i due ettari di terreno di proprietà della sua famiglia, producendo verdura, ortaggi e frutta.


Boer il Contadino (così si fa chiamare Michele anche sui social, dove la sua storia personale e professionale è assai seguita) è un giovane appassionato della terra, che coltiva seguendo le pratiche agricole di una volta, ma sempre con uno sguardo rivolto verso il futuro. Lo abbiamo intervistato cercando proprio di capire come riesce a conciliare la tradizione contadina di un tempo con l’esigenza di modernità e rinnovamento della figura dell’agricoltore.


Cosa significa essere un contadino al tempo dei social? 


Per me essere contadino nell’era dei social significa soprattutto dimostrare che la figura dell’agricoltore non è solo legata a quella dei braccianti agricoli “ignoranti”. Il lavoro agricolo, quello in cui ci si sporca le mani di terra, non è un lavoro da “villani” ma richiede tanta umiltà ed una grande responsabilità sociale, che va oltre la fatica fisica. Questo è il messaggio che vorrei far arrivare a tanti giovani che snobbano questo tipo di attività. 


In che modo i social network e la tecnologia ti aiutano in generale nello svolgimento della tua attività?


La tecnologia in genere mi aiuta a farmi conoscere e a conoscere gente, è utile per costruire una Rete sociale che sia importante e ben ramificata, in modo che insieme si possa costruire qualcosa di positivo. La Rete deve quindi essere produttiva, reale, non soltanto virtuale perché altrimenti non vale la pena.


Come ti organizzi nello svolgimento delle tue attività di coltivazione della terra e distribuzione dei prodotti agricoli? 


Mi occupo personalmente della coltivazione dei prodotti. Ho però deciso di non effettuare più consegne a domicilio e di puntare soprattutto sulla promozione del territorio.


Chi ti affianca o supporta nella tua attività?


A livello pratico nessuno, ma sono sempre circondato da amici e persone che mi aiutano a superare le tante difficoltà quotidiane, oltre all’appoggio costante della mia ragazza.


C’è una generazione di contadini giovani che, come te, ama la terra e sceglie di coltivarla. Cosa consigli a chi vuole intraprendere il tuo stesso percorso?


Prima di tutto consiglierei di stare con i piedi ben ancorati a terra e fare passi ponderati. E’ necessario “studiare” bene ciò che si vuole fare e avere le idee chiare. Se si vuole fare il contadino per guadagnare soldi, questo mestiere non va bene. Bisogna avere una visone sociale, e non svolgere questa attività solo per produrre. Essere contadini oggi significa raccontare la propria storia e quella che c’è dietro ogni prodotto che si coltiva. 


C’è un episodio in particolare che ti riporta al momento in cui hai deciso di tornare in Puglia a coltivare la terra?


Il brano dei Sud Sound System “Sto a tornu”mi ha dato la spinta a tornare a casa e lasciare Bologna (città in cui ho studiato e dove avevo cominciato anche a lavorare), per trasmettere agli altri che sono rimasti al Sud ciò che io avevo imparato negli anni in cui sono stato lontano. Inoltre, avevo ben chiaro lo stile di vita dell’azienda in cui lavoravo, e che consisteva nello stare ore ed ore dietro ad una scrivania. Ho quindi realizzato, avendo provato sia questo che il lavoro in campagna, che preferivo mille e più volte coltivare la terra piuttosto che stare fermo in ufficio e non stare bene fisicamente (la salute per me è prioritaria rispetto ai soldi). Ho provato allora a tornare e diventare “petra de parite” (come dice il gruppo musicale salentino). 


La Puglia è una terra bellissima, ma anche ricca di contraddizioni. Secondo te cosa si può fare per vivere meglio una dimensione “naturale” come la tua?


Io penso che bisogna conoscere realtà diverse, fuori dalla Puglia ed anche dall’Italia, capire come si sta evolvendo il mondo aldilà del proprio territorio, per diventare “innovatori mentali” che non hanno paura delle novità. Io ritengo che il benessere cresca di pari passo con la conoscenza e superando le paure. Dalla natura, ogni giorno, possiamo imparare tanto: la pazienza, la comprensione, l’Amore. Se noi coltiviamo la consapevolezza di essere “piccoli” rispetto all’Universo e solo di passaggio su questa Terra, forse ci impegneremmo di più a lavorare per lasciare qualcosa si buono a chi verrà dopo di noi. Insomma, ragionare da ape più che da lupo.


E’ un piacere ascoltare Michele Boer il contadino: dalle sue parole traspare che il lavoro che svolge nei campi è una “missione” e che l’impegno con cui la sta seguendo va assolutamente premiato.