maurizio camandona

Founder Senior

Mi sono apparsi due Angeli!

2020-02-23 10:12:50

In una giornata in cui ero spaventato, stanco, inerme, quasi dal nulla, sono apparse due persone assomiglianti a due angeli e mi hanno fatto volare.

Finalmente a Verres, conosco altri Pellegrini nell’Ostello che mi ha accolto per la notte. Tutti francesi e una svizzera. Un gruppo piuttosto folto di amici, che avrebbero finito la loro esperienza il giorno dopo, una signora di oltre 75 anni, che avrei continuato ad incrociare per molte altre tappe e una ragazza svizzera, con la quale o percorso molti tratti della Via Francigena, sino alla Toscana. 

Fu proprio una bella serata, trascorsa insieme ad altra gente, intorno ad un grande tavolo a mangiare, a bere e a raccontarsi le esperienze avute nei Cammini precedenti. Tra le altre cose, mi avevano anche detto di stare tranquillo perché, la tappa del giorno dopo, sarebbe stata corta, tutta in pianura e che la severità della Valle d’Aosta era finita.

Si parte per la quarta tappa.

Il giorno dopo sono partito dopo una splendida colazione in Ostello, un abbraccio con la francese, con la ginevrina e con il gruppo di amici francesi.
La tappa era discretamente breve, quasi tutta in piano, forse asciutta e, tutto questo, mi aveva permesso di dimenticare le dure salite dei giorni prima e i continui temporali che avevo subito lungo i sentieri boschivi e le stradine di campagna delle tappe precedenti.
Avevo anche fatto la mia solita diretta Facebook, per raccontare a coloro che mi seguivano, quanto fossi contento, quanto mi sentivo bene e quanto ero felice di essere con loro a raccontare la mia avventura.

Cosa è successo?

Poi, di colpo, senza alcun motivo, le gambe si induriscono, la testa impazzisce sino al punto che non riesco più a controllarla.   Evocazioni di catastrofi ambientali, di fratture di arti, di impossibilità di procedere per alluvioni causate dalle abbondanti piogge dei giorni precedenti, di perdersi nei boschi senza ritrovare la strada giusta per arrivare alla fine della tappa.
Non riuscivo a tenere ferma la mente, correva all’impazzata nei meandri oscuri delle sinapsi, che apriva e chiudeva senza ormai alcun controllo. Ero spaventato, stanco, inerme, mi passavano per la mente solo pensieri negativi e catastrofici.
Era il quarto giorno che camminavo e mi sembrava di avere fatto mille chilometri.

Poi, mentre attraversavo un sentiero pieno di sassi, che si congiungeva con una stradina di campagna, il piede destro, durante un passo, si ferma sotto un grande sasso. Tutto il mio corpo era già proteso in avanti, ma il piede che lo avrebbe dovuto sorreggere, rimane fermo, non si muove neanche di un millimetro. È lì, fermo sotto un masso, come se fosse inchiodato. 

Il mio corpo non se lo aspetta e, piegandosi in avanti quanto basta, esce dal proprio baricentro; inizio a cadere e, il peso di tredici chili di zaino sulle spalle, ha fatto il resto. Vengo schiacciato verso il basso da tutto ciò che mi serviva per i novanta giorni in cui dovevo stare in giro per l’Italia. Magliette, mutande, calze, scarpe, medicinali, saponi, spazzolini, libri, coltello, posate, carica batterie, cibo, borracce dell’acqua, tutto quello che mi occorreva, in quel momento ha aiutato la caduta, schiacciandomi verso terra con violenza e senza la possibilità di salvaguardarmi con le mani, che erano prigioniere dei guantini dei bastoncini del Nordic Walking.

L’incontro con il selciato è stato violento. La prima a colpire la terra è stata la spalla destra, che, istintivamente ho proiettato in avanti, poi è giunta l’ora del viso, che ha battuto con forza sempre la parte destra infine tutto in resto del corpo.
Appena toccato terra, la reazione fu quasi immediata, un attimo per farmi una radiografia di tutto il corpo, per capire se ci fosse qualche dolore particolarmente acuto e poi un’improvvisa rabbia, che mi ha preso tutto il corpo, adrenalina a mille, insulti selvaggi alla mia mente e, in men che non si dica, ero in piedi. 

Per prima cosa mi sono reso conto che non indossavo più gli occhiali e, quasi terrorizzato, ho cercato a terra per trovarli. Li ho trovati tutti impolverati e senza una delle aste. Raccolgo le lenti, le indosso e, con grande gioia, mi rendo conto che stanno in posizione lo stesso, permettendomi di vedere, anche se la lente destra aveva un profondo segno verso la sua metà. 

La reazione

Devo subito reagire, quindi mi tolgo un po’ di polvere dai vestiti e ricomincio a camminare per recarmi a fianco di un bellissimo ponte romano sulla Dora Baltea, dove c’erano delle panchine che sembrava fossero state messe proprio per me. Tolto lo zaino dalle spalle, mi sono seduto e mi sono fatto coccolare dalla potente voce della Dora, che impetuosa, allegra e schiumeggiante, transitava a mio fianco per raggiungere il Po, dopo innumerevoli chilometri. 

“Però, una bella metafora, questa del fiume”, un viaggio lungo, ma sempre allegro e pieno di energia!
Dovrei prenderne atto e allinearmi, per il mio Cammino.
Mangio qualche cosa, mi riposo quanto basta e mi rimetto in cammino. Dopo poco più di un chilometro, gambe, tronco e testa, ricominciarono a mettersi di traverso, le prime indurendosi, il secondo con dolori ovunque e la mente con pensieri depotenzianti. Solo la grande determinazione mi ha permesso di raggiungere Hone, piccolo paese Valdostano.

Arrivano gli Angeli

Mentre sono intento a guardare un cartello con la segnaletica del percorso che dovevo seguire, sento alle mie spalle una voce che esclama: 


“Hei! Pellegrino!” 

Spontaneamente mi giro e vedo una coppia sorridente che mi invita a gesti a raggiungerla. Sentendo la voce di lei e guardandoli da lontano, mi danno immediatamente un senso di fiducia, la voglia di conoscerli. Li raggiungo.


-Ciao, mi chiamo Maurizio, siete anche voi dei Pellegrini? -
-Più o meno, abbiamo fatto il Cammino di Santiago l’anno scorso. Io mi chiamo Cinzia e lui è Ivan. Dai vieni con noi, che ti indichiamo la strada.


-Ah, bene! - e, allungandomi verso l’altra persona,
-Ciao Ivan-.
-Ciao Maurizio-.

Lei, una persona con una straordinaria energia che ti avvolge e ti fa stare subito bene, un viso sorridente e aperto che fa pensare possa relazionarsi con l’universo intero. I suoi occhi, scuri e profondi, sprigionano la gioia di vivere e di fare del bene alle persone che le gravitano intorno. La sua voce, decisa e squillante, è un insieme di tanti strumenti musicali, diretti da un grande Maestro.


Ivan, al contrario di Cinzia, è un uomo di poche parole, solo le essenziali. Corporatura da sportivo, occhi profondi di quello che sa cosa è importante nella vita e quello che vuole. Si capisce subito, al primo sguardo, che è un uomo nato fra le cime della Valle D’Aosta e che non le ha mai abbandonate; essenziale, buono e con una forza d’animo che solo un uomo di montagna sa esprimere.

Iniziamo a camminare insieme.

Ci incamminiamo lungo una strada del piccolo paese di Hone, vicino al famoso Forte di Bard, parlando del tempo, troppo piovoso e freddo per la stagione, del loro cammino a Santiago dell’anno precedente e di quanti bei ricordi sono rimasti nel loro animo. Cinzia faceva da padrona di casa, parlando un po’ di tutto, con quella sua voce squillante, mentre gli occhi sprizzavano felicità ed energia.
Ivan, dal canto suo, seguiva i nostri discorsi annuendo ed intervenendo poche volte, ma sempre con perle di saggezza

Dopo poco più di un chilometro, inaspettatamente, Cinzia si rivolge a me dicendomi:


-Certo, Zio Mauri, che ne hai ancora di strada per arrivare sino a Brindisi! -

Non ero pronto a sentire queste parole! Mi ha chiamato Zio Mauri e sa quale è la mia meta finale. Mi sento come un bambino scoperto dalla mamma, a rovistare fra dolci e caramelle. Non ho ancora parlato del mio cammino, del mio obiettivo finale, ma loro sanno già tutto?
 Mi fermo, mi giro verso Cinzia e con sguardo interrogativo, chiedo:


-Ma tu come fai a sapere che da quando sono partito il mio nome è diventato Zio Mauri e il mio cammino finirà a Brindisi? Ma se ci siamo conosciuti da pochi minuti e non abbiamo ancora parlato del cammino che farò, siete per caso degli indovini? -

Cinzia scoppia in una fragorosa risata e anche Ivan, finalmente, lo vedo sorridere.


-Devi sapere che io e Ivan, ti stiamo seguendo tramite la tua pagina di Facebook, da quando sei partito quattro giorni fa e, questa mattina, abbiamo seguito la tua diretta, dalla quale abbiamo capito che saresti transitato dalle nostre parti.
Oggi, essendo il primo maggio, non lavoriamo e avevamo così deciso di fare una passeggiata in montagna, poi, sapendo che un Pellegrino, transitava dalle nostre parti, ci siamo detti: “Perché non gli andiamo incontro, così da scambiare quattro chiacchiere?” E così eccoci qui tutti e tre. Ma adesso tocca a te. Vogliamo sapere tutto del tuo cammino, perché hai deciso di farlo e come sono state le prime tappe in Val D’Aosta-

Gli Angeli cominciano a fare effetto.

Rimango di sasso, a bocca aperta, senza sapere cosa dire. 

Scoppio in una risata salutare, piegandomi in avanti e rischiando di cadere a causa del peso dello zaino. Anche loro si mettono a ridere fragorosamente, mentre mi aiutano a rimettermi in un giusto assetto.

   

Mentre continuo a camminare con Cinzia e Ivan, mi rendo conto di una cosa incredibile: non sono più stanco, le gambe funzionano, il passo è diventato più veloce e facile, la vita mi sembra più bella. “Zio Mauri hai ritrovato la tua energia”, mi dicevo.

Ma cosa è successo? Al momento ho pensato ad un sogno, ad un miracolo, ma poi, ho capito che, l’incontro con la nuova copia di amici, mi ha permesso di spostare il focus. Prima era focalizzato sul dolore e la fatica, poi la gioia e l’allegria.


Cinzia e Ivan abitano a Donnas, il paese prima della cittadina di Pont Saint Martin ed esattamente appena dopo i meravigliosi resti della Via Consolare delle Gallie. Quando arriviamo in prossimità di questi resti, rimango sbalordito nel vedere un lungo tratto di basolato dell’era romanica e un arco, sotto il quale la Via Consolare passa. Mi viene immediatamente da pensare che sto calpestando una Via che da millenni, veniva percorsa da mercanti, pellegrini, armate, imperatori, re, regine, gente comune, insomma qui, dove sto posando i miei piedi, millenni fa lo fecero anche loro. 

Ma non è finito.

Superato il Borgo medioevale di Donnas, Cinzia e Ivan si fermano ad un incrocio e girandosi verso di me, con un grande sorriso:

-Ciao Zio Mauri, noi siamo quasi arrivati- 

Cinzia, si gira verso una strada in forte salita, me la indica e prosegue:


-Noi abitiamo giusto in quella strada lassù, la vedi? L’ultima, prima dei prati. -

Poi ridendo, come solo lei sa fare:


-Ti offrirei una merenda, ma penso che tu non abbia voglia di fare tutta questa salita, visto che devi percorrere ancora quattro chilometri prima di arrivare all’Ostello Comunale, che si trova in fondo a Pont Saint Martin-

Sbarro gli occhi, di colpo! Dentro di me cala immediatamente il buio, la gola si gonfia, faccio fatica a respirare, inizio a sentirmi stanchissimo, le gambe le sento gonfie e doloranti, lo zaino, che da Bart, non lo sentivo più, inizia a pesare come non mai. Sono completamente bloccato, accenno un sorriso e, con grande fatica, proferisco queste difficili parole:


-Certo ragazzi, ho ancora quattro chilometri ed è già tardi. Sono stato felice di avervi conosciuto e vi ringrazio di tutta la compagnia che mi avete fatto. Sono sicuro che vi ha guidato il cielo ad incontrare la mia strada, soprattutto in una giornata storta come quella di oggi. Grazie ancora di tutto quello che avete detto e fatto per me. -

Da quando avevo incontrato questi ragazzi, sino ad ora, il mio cervello era sulla fase “ON”, allegro, ridanciante, propositivo, fisicamente al top, passati tutti i dolori, il peso dello zaino sparito, la mente libera di essere al massimo, energia a palla.


Poi è stato sufficiente che il salvagente Cinzia-Ivan, si stesse allontanando, che in un attimo tutto sia ritornato come prima; e il dialogo interno praticamente assente.

 

-Ivan cosa ne dici se lo accompagnassimo sino all’Ostello? -
Cinzia deve aver letto nei miei occhi la disperazione che stava impossessandosi di me, ha capito che altri quattro chilometri da solo, sarebbero stati, per me quasi impossibili da percorrere. D'altronde anche loro erano dei Pellegrini, avevano fatto il Cammino di Santiago, giusto l’anno prima e hanno capito perfettamente in che stato emotivo mi trovassi.

 
Dopo che si fanno delle esperienze di cammino, per la maggior parte viene naturale mettersi nei panni degli altri Viandanti, si capiscono i momenti della difficoltà, del dolore, della fatica, oltre a imparare il valore della parola "Accoglienza"; dopo queste esperienze l’accoglienza esce dal cuore senza doverci pensare! Così! Perché è giusto che sia così.

Ma allora sono veramente due Angeli.

Ripartiamo per percorrere gli ultimi quattro chilometri, un po’mi vergognavo di aver accettato un aiuto di questo tipo, mettendo a nudo la mia debolezza, ma loro erano così genuini, che presto la vergogna si è trasformata in allegria.

 Arrivati all’Ostello Comunale di Pont Saint Martin, mentre ci stiamo salutando fra baci e abbracci, Cinzia mi chiede:


-Zio Mauri, perché questa sera non vieni a mangiare da noi? Naturalmente ti veniamo a prendere con la macchina e poi ti riportiamo-

La gioia mi riempì il cuore, non sapevo cosa dire, ero al massimo della felicità. Mentre stavo rispondendo che mi sembrava una bella idea, Cinzia riprese la parola:


-Visto che vieni da noi a mangiare, porta anche i vestiti sporchi, che te li lavo. Poi ho anche l’asciugatrice, così, dopo cena saranno già pronti. -


Come vi dicevo due angeli che il cielo mi ha messo a fianco in una giornata veramente difficile. Questa è l’accoglienza che c’è su un Cammino e che ho trovato lungo tutta la nostra meravigliosa Penisola. 

Mi è sembrato che tutti fossero stati lungo il percorso ad aspettarmi per aiutarmi. 


Naturalmente, non è così, non stavano aspettando il mio passaggio, la verità è che tutte le persone del mondo hanno un grande cuore e sono pronte ad aiutare chiunque si propone con garbo e con un sorriso


Con Cinzia e Ivan, siamo rimasti amici e ci siamo visti ancora più di una volta a casa loro. Passeggiate e racconti di Cammini, ci hanno accompagnato ancora.

E di aiuto vi parlerò nel prossimo articolo, presentandovi un camminatore e amico incredibile. Ha percorso 5.000 chilometri da solo lungo tutta l’Italia, passando attraverso a quasi tutte le regioni italiane.
L’ho conosciuto poco prima di partire per il mio Cammino ed è venuto a trovarmi e a camminare con me per un po’ di tappe.  

 

È stato per me un incontro straordinario, dal quale ho potuto attingere perle di saggezza e di tecnica, da un ragazzo di 26 anni. Un aiuto impagabile!

 

Non mancate!!!