Vittoria M. Podo
Da qualche giorno il mio battito cardiaco è diventato persistentemente avvertibile e vivacemente ritmato. Sarà per la febbre alta, o magari per la spasmodica voglia di mettere per iscritto le miriadi di confabulazioni che in questi giorni tengono, giorno e notte, in ostaggio il mio cervello. Onde evitare di trasformare in violenza erratica tutta questa iperattività febbrile (cosa, tra l'altro, desiderabile ma attualmente impossibile: non mi reggo in piedi), decido placidamente di ottemperare alla scrollata quotidiana dei miei social network, alla quale, a causa della mia bassissima soglia di sopportazione dell'opinione altrui, non dedico mai più di 15 minuti. Mi imbatto allora in un articolo scritto da un mio conoscente, credo da tempo interessato alla politica, recentemente affiliatosi ad un gruppo di giovani viranti ad una qualche destra nazionale. Questo articolo è composto per abbondanti due terzi da una sorta di diario personale (il quale stile ho voluto riprodurre nelle mie righe introduttive, proprio per regalare anche a voi un assaggio di quella dermatitica sensazione del "e sti cazzi?") nel quale l'autore probabilmente si masturbava nell'immaginarsi al di sopra di un palcoscenico con un occhio di bue puntato addosso, rivolto verso milioni di spettatori intenti a pendere dalla sue labbra e a schivare le ondate di carisma con le quali egli stesso, con lucida intenzionalità, li sta dannatamente ubriacando. Purtroppo, però, mi tocca constatare che a nessuno dei suoi 7 lettori interessano la marca raffinata (??) di birra da lui consumata, le sue abitudini notturne da bello ma tenebroso, e neanche le sue ambizioni future da uomo che non deve chiedere mai. Dopo questa vellutata tortura, arriva la parte, stesa in fretta a causa del poco tempo rimastogli prima dell'eiaculazione finale del suo ego, nella quale getta tra poche parole due tre insulti a quella bestiale, infame, bastarda abitudine di talune pagine vicine all'attivismo lgbt di utilizzare gli asterischi come finale di parola qualora si debba usare un sostantivo collettivo comprendente entrambi i generi sessuali. Chiude il sipario constatando che dai frequentatori dei centri sociali non si può mica aspettare un riconoscimento e una glorificazione dell'eleganza della lingua italiana. Ora io mi sento estremamente grata per tutto questo. Mi sento grata per questa febbre estiva che mi ha permesso di restare paralizzata affinchè non mi fosse potuta in nessun modo sfuggire la lettura di queste righe, e mi sento grata per l'apporto morale che questa lettura ha dato al mio spirito e alla mia crescita personale. Mi ricorderò di queste pauche righe il mio primo giorno di lavoro, quando la mia agenda quotidiana pullulerà di impegni, utilizzando tali parole come promemoria per tenere a mente che si, anche io, e infondo tutti, possiamo regalarci qualche minuto, ogni tanto, per perdere di vista un obiettivo preciso, un ideologia o una missione, per dare libero, incensurato e spudorato sfogo al nostro ancestrale bisogno di scrivere delle inefficaci, banali e completamente inutili cazzate.
Vittoria M. Podo
Vittoria M. Podo