Unpensierofelice

Trasforma un’esperienza difficile

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Trasforma un’esperienza difficile

Vedi cara, … 1° puntata

2021-08-21 15:30:35

Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire, se non hai capito già - Francesco Guccini

Parto da una diagnosi di tumore per provare a raccontare le problematiche e le difficoltà meno note, e meno comprese.

Di chi?

Inizio con quelle del malato, ma ci sono, e proverò a raccontarle, quelle dei familiari e degli amici.

Non troverai, qui, verità assolute, ma solo esperienze, a partire dalla mia, arricchita da quanto mi hanno raccontato e da quello che ho letto nelle chat, o nei siti dedicati. 

L'ansia per i controlli periodici

Una delle cose più difficili da spiegare, e da capire, è l’ansia, che a volte diventa vera e propria paura, per i controlli.

È abbastanza semplice comprendere l’ansia, la paura, di chi riceve una diagnosi di tumore. Magari non si comprendono le motivazioni più recondite della paura, che non sempre è paura di morire, ma è ovvio che al momento della diagnosi il paziente abbia timore.

Non è neanche difficile capire quanto sia difficile il periodo immediatamente successivo alla diagnosi: chirurgia, chemioterapia, radioterapia, ciascuno ha percorsi diversi, e spesso emozioni diverse, ma è intuitivo che ci sino difficoltà, ansia, paure.

Passano i mesi.

Quando si fanno i primi controlli dopo il periodo più critico si ricevono messaggi o telefonate: in bocca al lupo, e poi tutto bene? 

Passano gli anni. 

Le telefonate spariscono, i messaggini si diradano. Se il malato accenna al controllo riceve un distratto “tutto a posto, vero?” Se accenna al fatto che è in ansia gli si dice “ma tu stai bene, vero?” 

Sì, sto bene, mi sento bene, ma questo non esclude minimamente che il controllo evidenzi che non è così.

Attenzione: non sto dicendo che familiari e amici di un paziente oncologico debbano farsi un calendario dove segnano le visite di controllo dell’amico per lanciarsi in innumerevoli telefonate! 

Voglio solo dire che non importa quante volte abbiamo fatto quegli esami e quelle visite di controllo, non importa quanti mesi o anni sono passati, e non importa persino se abbiamo già raggiunto quella parola magica: remissione, che di solito viene pronunciata dopo cinque anni. Ad ogni controllo viviamo la stessa ansia, commisurata a chi è ciascuno di noi, ma non commisurata alla realtà clinica. Un persona ansiosa, sarà ansiosa dopo 6 mesi o tre anni. Una persona che ha paura, avrà la stessa paura dopo 4 o 6 anni.

E il timore non è legato solo alla paura di qualcosa che non va, l’ansia non è imputabile solo al dubbio di avere una recidiva, o un secondo tumore. C’è anche quello, certo, ma, di nuovo, questo tipo di paura è molto soggettivo.

La maggior parte dell’ansia è legata al fatto che quello che dovrebbe diventare routine (esami del sangue, esami strumentali, visita medica…) è lì, ogni 6 mesi, oppure ogni anno, a ricordarci che siamo e rimaniamo pazienti oncologici, arriva puntuale a farci rivivere il periodo della diagnosi e delle prime terapie. 

Abbiamo diversi livelli di ansia, diversi tipi di paure, ma siamo accomunati da un brivido che si diffonde e perdura quando arriva il momento del controllo.

E ricorda che per noi controllo non vuol dire solo mezz’ora di visita con l’oncologo, ma comprende giorni, a volte settimane, in cui dobbiamo fare una serie più o meno lunga di esami.

Vedi cara, è difficile spiegare, è difficile capire, se non hai capito già! E no, non cerco compassione, comprensione, telefonate o messaggini. È solo opportuno che tu sappia che rimango paziente oncologico anche molto tempo dopo che il mio tumore è stato eliminato. 

Certo, spetta a me conviverci, e molti, come forse sai, con la malattia scoprono una nuova e solida felicità, e un pizzico di ansia ad ogni controllo. 


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