Trasforma un’esperienza difficile
Quell’amico che…
Molte relazioni con gli amici cambiano quando c’è una diagnosi antipatica e, spesso, si deteriorano. Rabbia e condanna sono frequenti, eppure forse ci sono riflessioni da fare.
Per carità, nessun buonismo!
E nessuno sconto per amici che si rivelano molto lontani dal concetto di amicizia.
Il motivo di questo articolo è che la rabbia fa male a chi la prova, quindi vale la pena riflettere sui comportamenti che scatenano la rabbia per poter comprendere e, possibilmente, evitare questa emozione profondamente negativa.
Ci sono alcuni comportamenti molto comuni, potremmo dire standard.
Quell’amico che, una volta saputa la diagnosi, sparisce.
Fa arrabbiare, vero? Ci si sente abbandonati e l’abbandono, soprattutto quando si è fragili, è una bruttissima sensazione. Ricorda che
Se quell’abbandono è dettato da menefreghismo, dal fatto che ora, secondo lui, la malattia ti rende “inutile”, hai avuto l’opportunità di riconoscere una persona falsa e profondamente egoista. Non arrabbiarti: ringrazia di non averla più intorno.
Spesso quell’abbandono è dettato dalle sue paure, dalla difficoltà di gestire le emozioni, dal timore di disturbare. Invece di arrabbiarti, cerca un chiarimento: sarà utile ad entrambe.
Quell’amico che cerca di consolarti con le frasi più sbagliate.
Ogni malato con diagnosi pesante ha un’intera collezione di frasi sbagliate che gli sono state dette. Molto raramente è cattiveria. In genere si tratta di luoghi comuni ripetuti per ignoranza (cioè non conoscenza degli stati d’animo del malato). Il fastidio, inoltre, è soggettivo: a me davano profondamente fastidio frasi che altri, con la mia stessa patologia, ritenevano incoraggianti.
Un’alternativa è portare pazienza, ma, in alcuni casi, con persone a cui si tiene particolarmente o con persone che manifestano, in modo sbagliato, il loro reale affetto, credo sia importante spiegare, con calma e dolcezza, perché quella frase è stata fastidiosa. Il chiarimento può essere un modo per rendere quell’amicizia ancora più profonda e preziosa.
E poi c’è quell’amico che improvvisamente telefona in continuazione.
È una categoria che viene raramente considerata e ancor più raramente viene ritenuta fastidiosa o negativa.
La fragilità della malattia ci porta ad accogliere ogni interessamento come positivo. Però…
Nella mia esperienza ci sono state persone che sentivo raramente e, all’improvviso, sono diventate assidue, per poi sparire nuovamente appena stavo meglio o, addirittura, dopo un rituale “come stai” mi intrattenevano con i loro successi, viaggi, vacanze…
Ecco: a queste persone ho dedicato i miei vaffa più sentiti.