Unpensierofelice

Trasforma un’esperienza difficile

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Trasforma un’esperienza difficile

Quante volte hai risposto "sto bene"?

2023-06-10 14:05:32

La domanda “come stai” è un rituale, una convenzione sociale, a cui normalmente di risponde “bene”, indipendentemente dal fatto che sia verità o menzogna. Giusto o sbagliato?

Premetto che non credo ad un assoluto giusto o sbagliato, ma vorrei riflettere sulle relazioni che cambiano quando c’è stata una diagnosi difficile e su alcuni automatismi che abbiamo.

Spesso, nelle chat, si legge di persone amareggiate dalla classica domanda “come stai” posta anche da amici che conoscono bene la loro situazione.

L’amarezza è comprensibile (l’ho provata anch’io), ma anche la domanda, per quanto sciocca, è accettabile.

La realtà è che più o meno tutti siamo allenati alle convenzioni sociali, vittime e complici di abitudini inveterate. Iniziare una conversazione con un come stai non è altro che una convenzione sociale.

Ma c’è di più.

Quando insorge l’ansia, quando sperimentiamo pudore o imbarazzo, le abitudini e le convenzioni ci fanno da scudo, diventano una specie di barriera di protezione. 

Ed è così che, sentendo un amico che sappiamo avere seri problemi di salute, viene fuori quella stupida domanda.

Dall’altra parte c’è il paziente.

La malattia, la diagnosi pesante, devasta il nostro mondo, scuote le abitudini. Ci rendiamo conto che tutta quella routine che abbiamo vissuto, magari per anni, non ha più molto senso, ora.

Siamo più sensibili, più vulnerabili e in qualche misura anche più egoisti. No, non lo dico come espressione di un difetto che emerge. La malattia di fa capire che abbiamo bisogno di noi, che dobbiamo prenderci cura di noi e, soprattutto se prima abbiamo dedicato al benessere di altri, cambiamo in parte o totalmente prospettiva.

È evidente che le posizioni e le necessità del paziente e dell’amico diventano contrapposte. 

Offendersi, arrabbiarsi, è però inutile e, in qualche misura, sciocco.

C’è sicuramente qualcuno, tra le nostre relazioni, che non chiede come stai, che non ha bisogno di nascondersi dietro abitudini e convenzioni, ma generalmente non è perché ci vuole più bene o è più attento a noi di altri. È semplicemente una persona più empatica, più in grado di gestire le sue emozioni e le sue paure.

Siate grati della sua esistenza nella vostra cerchia di amicizie, ma non condannate che, invece, si costruisce barriere dettate dalla paura.