Trasforma un’esperienza difficile
Percorsi insieme - Prima, durante e dopo
La diagnosi di malattia grave è spesso un vero spartiacque della vita.
Sappiamo tutti che c’è un “prima della diagnosi”, c’è una vita antecedente la malattia. Può essere bella, brutta, difficile: generalmente è una vita fatta di cosa belle e piacevoli e di momenti più difficili e preoccupazioni. Una vita, insomma.
C’è un durante, fatto di ospedale, esami, ansia, operazioni, terapie, fatica (anzi: fatigue, se parliamo di tumori, visto che esiste una forma di affaticamento specifica del paziente oncologico).
C’è un dopo?
Da un punto di vista prettamente clinico è difficile definire il dopo.
Conosciamo bene i rischi di ricadute, recidive, la maggiori probabilità rispetto alla media di un secondo tumore, e poi gli anni di controlli, esami, visite, tutti vissuti con un più o meno ansia e timore. In genere, se tutto va bene, dopo cinque anni ci dichiarano in remissione, ma per dichiarare la guarigione passano molti anni in più. E poi vivere un tumore è un po’ come quando ci si scotta da bambini: impariamo che il fuoco brucia e non lo dimentichiamo più.
Da un punto di vista psicologico, umano, c’è quasi sempre un dopo: si cambia, inevitabilmente.
Una diagnosi difficile vuol dire essere costretti a ballare una musica che non ci piace e che non avremmo mai scelto.
Però possiamo, e sta a noi, fare in modo che quel ballo diventi persino gradevole, sciolga muscoli irrigiditi da tempo, permetta di rimodellare il nostro mondo e noi stessi nella maniera che desideriamo e che è per noi più utile.
In poche parole, e fuor di metafora, moltissimi scoprono di essere diventati più felici. Anch’io.
Personalmente ho identificato il periodo di transizione, di ri-creazione di me stessa e della mia felicità in quattro passi. Quattro passi che vengono percorsi in una galleria, buia, di cui non si vede la fine:
1. la ricostruzione del proprio mondo, andato in frantumi con la diagnosi
2. la costruzione di una relazione utile con i medici e i terapeuti
3. le relazioni, cambiate, con amici e familiari
4. la gestione dell’esperienza e il personale viaggio dell’eroe
Ad ispirarmi una battuta di Geppi Cucciari: quando non vedi la fine del tunnel, arredalo.
E ora mi piace utilizzare la mia esperienza, di paziente e di coach, per supportare altri.