Unpensierofelice

Trasforma un’esperienza difficile

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Trasforma un’esperienza difficile

La graduatoria delle difficoltà

2021-05-06 14:58:19

C’è un dolore più grande, un’esperienza più difficile? È possibile dare una valutazione?

Sembrano tempi lontanissimi, eppure una volta andavo in aula a tenere corsi, condividere qualche ora faccia a faccia con le persone. Mi manca, sì, anche se il web ha alcuni vantaggi e, soprattutto, mi ha permesso di lavorare anche in questo periodo, ma ci sono alcuni argomenti che è difficile affrontare via web: si hanno meno possibilità di guardare le persone negli occhi.

E i partecipanti fanno meno domande.

Così l’argomento che tratto oggi è uno di quelli che in aula emerge sempre, su zoom no.

Io racconto di gestione delle esperienze difficili, e di come affrontarle, trasformando la difficoltà in risorsa.

Ad un certo punto comincia, da una domanda o da una riflessione, e poi l’onda sale: tutti chiedono e si interrogano su quale sia il dolore peggiore, l’esperienza più difficile.

La prima volta che è successo, parecchi anni fa, ho temuto che fosse una specie di gara su chi soffre di più, e ho risposto alle domande con altre domande prima di arrivare ad una piena comprensione.

Ora so che non è così, non lo è quasi mai e praticamente nessuno, nel clima che si riesce a creare, si pone in concorrenza o in competizione. 

Le domande, e il tentativo di graduatoria, nascono da reali bisogni di capire.

Sarò esplicita: fare una graduatoria in senso lato è assolutamente impossibile.

Uscita da quella prima volta, come sempre quando arrivano domande a cui non avevo pensato, mi sono interrogata a fondo. 

Sì, potevo fare una graduatoria delle mie esperienze difficili, ma solo delle mie.

Non dipendeva neanche un po’ dall’esperienza.

Dipendeva da me, dal momento che stavo vivendo, dalle risorse interiori che riuscivo a riconoscere e attivare, in parte, ma solo in parte, dalle persone che avevo accanto in quel momento. 

Ogni esperienza è unica e irripetibile, nel dolore come nella gioia, e ciascuno di noi è unico e irripetibile. 

La conoscenza di meccanismi, tecniche, esercizi, strumenti, aiuta, prima di tutto a comprendere, e poi ad elaborare. 

Non sottovalutare mai il dolore di altri. Anche se a te quell’esperienza sembra poca cosa può essere enorme per l’altro, nel momento in cui sta vivendo, per le risorse a cui riesce ad accedere. 

Aggiungo, per correttezza e completezza, che esistono diversi test che calcolano, ad esempio, il punteggio del livello di stress. Li ho studiati a fondo, a volte quando io stessa mi sentivo sotto stress, a volte per pura curiosità. Esistono test che misurano l’ansia, il rischio di burn out, diverse tipologie di stress, la capacità di gestire se stessi, la resilienza…

Non nego la loro validità! 

Sono sicuramente utili per comprendere meglio se stessi (capire di essere sotto stress o a rischio di burn out, ad esempio, è fondamentale) e sono uno strumento utile per iniziare un percorso con uno psicologo o uno psichiatra. Io, contraria ad ogni assolutismo, li trovo particolarmente validi quando sono basati sulla percezione soggettiva. Non ti dicono, ad esempio, che cambiare casa comporta uno stress maggiore rispetto all’andare in pensione, o viceversa, come valore assoluto, anche se statisticamente valido, ma aiutano a comprendere se in quel momento, ad esempio, per te cambiare casa è un evento fortemente stressante.

In sintesi, per non dilungarmi troppo, è la persona che, in quel particolare momento, si trova a fronteggiare quel particolare evento, che fa tutta la differenza del mondo.


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