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Comprendere i tre cervelli per aiutare il paziente

2022-03-12 16:25:53

È dimostrato: abbiamo tre cervelli, tre reti neurali complesse (testa, cuore e pancia). Vediamo ora come influenzano il paziente e come possono essere d'aiuto nella gestione del paziente

Le tre reti neuronali complesse che abbiamo sono state ampiamente dimostrate: testa, cuore e pancia agiscono come tre distinti cervelli e ci guidano, anche in presenza di malattia.

Questo influisce sul paziente e sul suo rapporto con la malattia, le terapie e il personale sanitario? Ovviamente sì!

Il cervello della testa è razionale, ed è deputato alla creatività e all’immaginazione. Quello nel cuore è invece dedicato alle emozioni, alla compassione, e quello della pancia si interessa ancora di emozioni, ma soprattutto di coraggio.

Quando i tre cervelli sono concordi e allineati … siamo al top, ma non è così frequente.

Gli aspetti da considerare, ora, sono molti. Comincio ad accennarli: ci sarà tempo per approfondire.

Il primo aspetto è quello del cambiamento indotto dalla malattia, in particolare se si tratta di malattia grave o progressivamente invalidante. Generalmente spariscono le certezze e i meccanismi di pensiero e di reazione consolidati e validi fino a quel momento mostrano tutti i loro limiti.

  • Così il paziente dominato dalla testa potrebbe scoprire le emozioni, o la paura, o potrebbe continuare ad aggrapparsi alla sua creatività e immaginare il peggio.
  • Il paziente dominato dal cuore potrebbe venir travolto dalla compassione, e magari rivolgerla su se stesso al punto di attivare un meccanismo da vittima o da martire.
  • Il paziente dominato dalla pancia spesso scopre che il coraggio gli viene meno proprio in quel momento, in cui è più che mai necessario, o al contrario potrebbe rivelarsi un Don Chisciotte che prova ogni fantasioso esperimento terapeutico.

L’altro fattore da considerare è quale dei tre cervelli è poco attivo o, meglio, poco ascoltato e non allineato.

Se la testa è latitante potrebbero esserci difficoltà di compliance o sfiducia nelle terapie più tradizionali, o ancora potrebbe insorgere una difficoltà nell’immaginare la vita in presenza di malattia ed esserci un conseguente totale abbandono.

Il paziente in cui il cuore non viene ascoltato nega le emozioni, finge che la malattia si in fondo solo un fatto organico, ma le emozioni represse e non riconosciute hanno la sgradevole tendenza di farsi largo, amplificate, in altro modo.

Il paziente che rifugge i messaggi della pancia potrebbe aver difficoltà ad accedere alle risorse di coraggio per far fronte alla malattia.

Come avrete notato ho usato sempre i verbi al condizionale.

La motivazione è che, per quanti studi, ricerche, certezze scientifiche, possiamo cercare e trovare, il malato è un sistema complesso in cui le equazioni matematiche non funzionano.

La malattia può scatenare, positivamente, risorse inaspettate o nascondere, negativamente, certezze acquisite.

Le conoscenze del medico, dell’operatore sanitario, del paziente e del caregiver servono soprattutto per avere un filo da seguire che, come il filo di Arianna, è un orientamento nel labirinto dell’individuo che rimane, sempre, unico e singolare.


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