Trasforma un’esperienza difficile
Archetipi… a confronto: l’orfano
L’archetipo dell’orfano è associato al momento della sofferenza.
Ci vorrebbe un intero libro per raccontare l’Orfano.
Scacciato dal giardino dell’Eden, non ancora partito per il viaggio, è il tempo della sofferenza.
Sia il paziente che i familiari e gli amici vivono l’orfano dal momento in cui la diagnosi è una realtà compresa fino in fondo. Ciascuno lo fa con i suoi tempi: raramente l’orfano del paziente coincide con quello del caregiver.
Un aspetto importante da segnalare è quello di “darsi il permesso” di vivere l’archetipo dell’orfano.
Intendiamoci: la consapevolezza e il dolore sono un momento importante, che non si può evitare o bypassare con banali pensieri positivi o cercando di negare la diagnosi. Negare la diagnosi vorrebbe dire ancorarsi all’archetipo dell’innocente ed evitare ogni evoluzione: non è raccomandabile.
Molti, però, sono convinti che il dolore vada nascosto, negato, e questo genera conseguenze.
- Talvolta è il paziente che nega e nasconde: devo dimostrarmi forte! Sono un guerriero! Devo combattere!
- Spesso è il caregiver che nega e nasconde: devo sostenere la persona che amo, non posso pesare anch’io, non deve vedere le mie lacrime.
- E, ancora più frequentemente, in qualche modo il caregiver nega al paziente il diritto di vivere l’archetipo dell’orfano. Devi reagire! Non fare così, vedrai che va tutto bene!
È vero che se la fase dell’orfano si prolunga tutto viene avvolto dal dolore, ma è anche vero che la negazione della sofferenza, nasconderla, cercare di rimuoverla, non fa bene né al paziente, né al caregiver, né alla loro relazione.
- Il paziente che si vede negata la possibilità di confidare la sua sofferenza penserà che all’altro non interessa.
Il paziente che ingoia il suo dolore e le sue lacrime rimane impastoiato, blocca il cervello del cuore (deputato alla compassione) e rischia di di non proseguire il sua viaggio dell’eroe o, anche, diventare intollerante verso la sofferenza altrui.
- Il caregiver che piange solo di nascosto porterà le conseguenze di tale negazione.
A volte è più importante il legame empatico del piangere insieme rispetto a consolatorie esortazioni nel momento sbagliato. Ci sarà, poi, il tempo per sostenere, incoraggiare, spronare: quando c’è l’orfano è il tempo per abbracciare.