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Archetipi… a confronto: il martire

2021-12-03 15:58:09

L’archetipo del martire è dedicato al benessere degli altri

Nel percorso del viaggio dell’eroe, il martire può essere raggiunto in diversi momenti. Può essere il primo archetipo che si vive dopo aver varcato la soglia o può essere vissuto dopo essere passati attraverso il guerriero e il viandante. Ma per quello che serve a noi ora non ha importanza. 

La presenza del martire genera un po’ di complicazioni, ed è un momento estremamente importante, tanto che gli dedicherò anche un secondo articolo.

Il paziente

Per il paziente il martire è rilevante soprattutto se è il suo archetipo principale, quello in cui fa una specie di lunga sosta nel suo percorso di vita.

Il paziente-martire si occupa e preoccupa più dei suoi familiari che della sua malattia. Sposta visite, esami, chemioterapia, per non disturbare chi lo accompagna, nega dolore, paura, tristezza per non angosciare chi ha accanto. Finisce per non aver cura di sé, o attenzioni per se stesso, per non pesare su altri. 

C’è, però, un altro aspetto.

Spesso, nella vita, sono i pesanti calci nel didietro quelli che inducono ad andare avanti. Così il paziente che ha incarnato l’archetipo del martire per molti anni, trovandosi a fronteggiare la malattia grave, fa il passaggio successivo, e diventa viandante. E… il viandante, come vedremo, è un solitario che si fa carico di sé e della sua vita, ed è anche un po’ egoista (sano egoismo, in genere).

Ed ecco che fioccano le frasi: il cancro cambia il carattere, non ti riconosco più, sei cambiata…

Le relazioni si destabilizzano, e lo stesso paziente ha la sensazione di non essere più se stesso.

E il caregiver?

Spesso il caregiver vive il martire con un fondo di profonda paura.

La dedizione al malato diventa spasmodica, senza perderlo di vista un secondo, alterando ogni abitudine, rinunciando ad ogni cosa, totalmente concentrato nel tentativo di aver cura o alleviare, facendosene carico, le difficoltà del malato. 

È abbastanza facile capire che se questa fase perdura a lungo il caregiver scoppia, finisce in burnout. 

C’è di più, c’è da raccontare di più, sia relativamente al paziente che al caregiver, ma rimando al prossimo articolo. 

Vorrei terminare evidenziando l’importanza di riconoscere e gestire il martire. Certo, l’orfano comporta maggiori sofferenze, ma il martire è un momento decisamente più delicato, ed è più che mai importante che sia una tappa del percorso e non uno stato fisso.


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