Amici di penna

Spesso il paziente sceglie di raccontare la sua storia, e chiedere consigli, attraverso le chat.

Ce ne sono tante, su FB o all’interno di siti di associazioni pazienti, o spazi web totalmente dedicati e, in linea di massima, sono destinate ad una specifica patologia, ad un preciso tipo di paziente.

Sono utili, secondo me. Aprono uno spazio di dialogo, e di sfogo, di confidenza, che difficilmente potrebbe esistere in altro modo.

E poi scrivendo si mette un po’ a posto quel caos di pensieri che, non di rado, caratterizza la malattia. Si creano amici di penna sconosciuti. Non continuative conversazioni, ma in genere messaggi nella bottiglia lanciati nel mare del dolore, della preoccupazione.

Molti chiedono consigli, raccolgono esperienze altrui, pongono domande. E qui, secondo me, possono sorgere problemi.

Ben vengano le chat dove ci sono esperti pronti a rispondere, a moderare la discussione. Possono, invece, essere problematici i consigli profusi a piene mani, con affetto, ma passati semplicemente da paziente a paziente, senza specifiche competenze.

Ogni paziente fa storia a sé e il rapporto medico-paziente è uno dei più importante e delicati elementi di cura.