Tiziano Santoro

Rapporto Unar: aumenta il razzismo nei luoghi pubblici

2019-10-04 07:45:08

Aumenta il razzismo nei luoghi pubblici

Il razzismo c’è, e sta cambiando forma. Questo in sostanza, lo scenario delineato nel rapporto annuale stilato dall’Unar (Ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali) in riferimento alle migliaia di chiamate arrivate al suo Contact Center, servizio telefonico gratuito e multilingue (800. 90.10.10), nel corso del 2007.

Gli stranieri presenti in Italia si stanno accorgendo sempre più di questo cambiamento. Alla tradizionale convivenza problematica con vicini o colleghi di lavoro, che può dare origine a scontri più o meno degni di nota, si sta aggiungendo anche un certo numero di episodi che riguardano la vita pubblica, “laddove le relazioni tra la popolazione immigrata e gli italiani non presuppongono che un contatto occasionale”.

Il 10, 9% delle denunce, ad esempio, riguarda un mancato servizio o un disservizio erogato dagli esercizi pubblici. Bar, ristoranti, tabaccherie, alimentari: luoghi frequentati giornalmente dalla cittadinanza, e che stanno diventando sempre più ostili agli occhi di uno straniero. Essere considerato “un locale frequentato da immigrati”, soprattutto nelle piccole realtà, può infatti metterne a repentaglio il “buon nome” e di conseguenza allontanare una parte della clientela italiana. Ecco perché alcuni esercenti, più per calcolo che per convinzione, mettono in atto atteggiamenti di fatto discriminatori, soprattutto in presenza di persone di colore o inequivocabilmente “diverse” per scoraggiarne l’eventuale ritorno: servizio in evidente ritardo, spesso scortese, sovrapprezzi o addirittura il rifiuto di prestare un determinato servizio.

Cresce inoltre la percezione tra gli immigrati che anche a livello di enti ed amministrazioni pubbliche le difficoltà siano aumentate. Soprattutto a livello locale, molte le denunce di coloro che ravvisano nei bandi e nei regolamenti amministrativi una chiara “disparità di trattamento nei confronti dell’utenza straniera”: cattiva o errata comunicazione, eccessiva ed inutile richiesta di documenti aggiuntivi; infine “una selettiva attuazione di norme e dispositivi soltanto nei confronti della cittadinanza immigrata”.