Lucia Tarentini

QUANDO DUE OCCHI SI CHIUDONO UNO SI APRE .

2019-09-26 15:49:54

QUANDO DUE OCCHI SI CHIUDONO, UNO SI APREGli occhi servono per guardare ma spesso restano abbagliati da quel che vedono portandoci fuori strada o semplicemente vedono il riflesso di quel che pensiamo. Quindi nulla di quel che vedono i nostri occhi è vero, autentico, puro.



Gli occhi servono per guardare 

Quante volte vi è capitato dopo che è successo qualcosa di averne avuto il presentimento, o che una persona aveva "quel non so che" che non vi convinceva?

Nostro compito è imparare ad ascoltarci prima che tutto ciò accada. Questo è possibile solo con la presenza continua. Questo è possibile se anziché GUARDARE impariamo a SENTIRE.


Imparare a guardare dentro noi, anziché concentrarsi su ciò che accade intorno a noi è il primo passo verso la felicità.

Le emozioni – anche se apparentemente sotto il nostro controllo – con il passare degli anni, dopo averle sotterrate per bene, tendono a esplodere come un vulcano in eruzione.

CONTROLLO DELLE EMOZIONI

Cosa accade se ne siamo vittime anziché autori consapevoli?

«Se permettiamo alle emozioni di dirigere la nostra vita, ci accorgeremo ben presto di quanto i nostri comportamenti siano semplici re-azioni determinate dall’abitudine e dagli schemi mentali del nostro vissuto.

Se siamo arrabbiati, per esempio, ogni comportamento sarà direzionato dalla nostra aggressività: potremo chiuderci a riccio o scatenare la nostra rabbia all’esterno, convinti, in quel modo, di averla lasciata andare. In entrambi i casi le relazioni che ci troveremo a costruire saranno viziate dall’impatto di questa emozione e difficilmente riusciremo a rilassarci o a vedere oltre il nostro disagio». «Saremo centrati su noi stessi e la mente non farà che acuire la nostra sofferenza filtrando ogni evento con la lente fumosa della rabbia, trasformando anche eventi estremamente banali in feroci attacchi alla nostra persona.

Le emozioni sono generate dalla mente e se ci lasciamo travolgere dalle stesse finiremo ben presto in un circolo vizioso da cui sarà molto faticoso uscire. Ogni situazione ci offrirà un ottimo pretesto per arrabbiarci ulteriormente e i nostri occhiali finiranno per montare lenti sempre più scure, tanto da farci vedere nero anche in pieno sole.

Per questo motivo e per il nostro stesso benessere diviene fondamentale imparare a divenire attori consapevoli invece di automi a programmi predefiniti».

Quando si inizia un lavoro verso la consapevolezza, il primo passo è affrontare le debolezze e le paure che ci appartengono e i disagi della vita attuale. La non accettazione di come siamo genera sofferenza e ci rende insicuri e vulnerabili al giudizio degli altri. A volte, sebbene si sia già lavorato molto in profondità su se stessi, può accadere di non riuscire a determinare la causa scatenante del dolore generato dal reiterarsi di situazioni molto simili in cui siamo coinvolti. Questo crea grande frustrazione e un blocco nel percorso difficilmente superabile nonostante gli sforzi fatti.

Spesso, alla base del disagio vi è un trauma molto doloroso che l’inconscio, per il nostro stesso benessere, ha sotterrato per bene: questa operazione non evita la sofferenza che determinati eventi risonanti con essa scatenano.

L’esperienza mi ha portato a scoprire che spesso l’origine di questo dolore risiede in traumi vissuti in altre incarnazioni».


PERDONARE gli altri non è semplice, ma possibile. Perdonare se stessi e cancellare tutto si può?

Il perdonarsi è una scelta. Non si tratta di una scelta facile perché la mente ci condiziona a osservare il vissuto giudicandoci. Per riuscirvi è importante adottare una prospettiva di cuore e accettare che ogni esperienza, a maggior ragione quelle dolorose, abbia rappresentato una lezione evolutiva tesa a farci crescere, conoscendoci sempre più in profondità. Spesso si identifica il perdonarsi come una forma di debolezza, quando, al contrario, si tratta di un processo doloroso e molto faticoso teso a raggiungere una piena accettazione di se stessi.