ELOGIO AL POMODORO
Miei affezionati lettori Agosto si tinge di rosso e non solo qui, nell’amena Casauria!
Miei affezionati lettori Agosto si tinge di rosso e non solo qui, nell’amena Casauria! Non è estate se quel rosso fuoco di profumatissimi pomodori non riempie le tavole e non è di certo estate se tutti insieme, mamme, nonne, padri, figli, amici e comare non si riuniscono per fare la conserva di pomodori, le “bottiglie” e con gli scarti succosi, una panzanella con i fiocchi.
Ecco il Pomodoro, che dalle Americhe giunto in Italia s’è fatto sugo per la pasta, l’avrebbe mai detto Colombo?
Quante emozioni! La nonna che ci gridava “Attenti!”, perché ci avvicinavamo, curiosi, al bidone ricolmo di bottiglie e quell’odore tra l’acre e il dolce che impregnava e quasi c’inebriava. Chiamale se vuoi emozioni e uno strano senso di fratellanza.
La pensava così anche Abasi. Migrante da quella terra di Nigeria arsa di fuoco e torrida. Un po’ nero, sì. Molto nero, in vero ma regolare. Assolutamente regolare. L’ho conosciuto per caso lungo il percorso di quel regio Tratturo Magno che da l’Aquila porta a Foggia. Quello stesso tratto che tanta fama e gloria seppe dare a noi abruzzesi forti e gentili.
Abasi era sul ciglio della strada in attesa di salire sul furgone. E’ vero, l’autista mancava di quell’accogliente sorriso capace d’indurre l’uomo comune a compiere atti eroici, ma come dargli torto. Abasi, monocolore, se è vero che il nero sfina e va su tutto, però che dire rattrista, e il suo italian style non era dei migliori. I buchi alle scarpe non deponevano a suo favore.
Non potete crederci! Abasi dalla Nigeria in Italia, un viaggio tra i più avventurosi, altro che Gulliver, mi parlava con un italiano fluentissimo e nel mentre della fervente narrazione del suo lavoro, del sorgere dell’alba durante la raccolta dei pomodorini, si emozionava e quasi lacrimava e quasi m’induceva al disagio a me poi, che sono una impenitente cronista di Casauria e che per giunger fin lì, abnegante per principio, pronta all’estremo sacrificio per amore della cronaca, il tacco dodici non l’ho mica abbandonato.
Il sogno di Abasi? Fare il cronista! Anche lui.Raccontare i colori della sua terra, delle foreste pluviali, delle grandi risorse, delle pianure immense e delle ricerche scientifiche. Sembra che lì si facciano ricerche addirittura sul linguaggio dei primati: le scimmie dal naso bianco e sembra che siano in grado di comunicare verbalmente attraverso semplici frasi, incredibile! O no?
Salutandolo l’ho abbracciato. Ogni cosa ha un intrinseco spirito, nulla finisce in modo completo, guardandomi con quel nero d’occhi mi gridò prima di partire. Il furgone si è schiantato. Ho raccolto ed accolto in me le spoglie del suo spirito, i colori e gli odori della sua terra abbracciandolo si, perché è vero nulla finisce realmente.
Ed anche per oggi per il CC News è tutto.
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