Bonaria Manca

ADESSO...Una storia da raccontare

2020-06-27 22:34:28

Un imperatore pensò di poter trovare la risposta a qualunque problema se solo avesse avuto la risposta a tre domande...

Ancorati nel presente, poichè l’ unico momento importante è adesso.

Mi è piaciuta tantissimo il racconto delle tre domande, di Lev Tolstoj, che tengo a riportare, penso sia fantastica:




Un imperatore pensò di poter trovare la risposta a qualunque problema se solo avesse avuto la risposta a tre domande:
Qual è il momento migliore per intraprendere qualcosa?
Quali sono le persone più importanti con cui collaborare?
Qual è la cosa che più conta sopra tutte?

L’imperatore corse al fiume e ritornò con una brocca d’acqua fresca.
Il sole era tramontato e l’aria notturna cominciava a farsi fredda.
L’eremita aiutò l’imperatore a trasportare il ferito nella capanna e ad adagiarlo sul suo letto.
L’uomo chiuse gli occhi e restò immobile.
Anche l’imperatore era sfinito per la lunga arrampicata e per il lavoro all’orto, si appoggiò al vano della porta e si addormentò.  Al suo risveglio il sole era già alto.
Per un attimo dimenticò dove era e cosa era venuto a fare.
Gettò un’occhiata al letto e vide il ferito che si guardava attorno smarrito.
Alla vista dell’imperatore si mise a fissarlo intensamente e gli disse in un sussurro:
“Vi prego, perdonatemi”.
“Ma di che cosa dovrei perdonarti?” rispose l’imperatore.
”Voi non mi conoscete, maestà, ma io vi conosco.
Ero vostro nemico mortale e avevo giurato di vendicarmi perché durante l’ultima guerra uccideste mio fratello
e vi impossessaste dei miei beni. Quando seppi che andavate da solo sulle montagne in cerca dell’eremita, decisi di tendervi un agguato sulla via del ritorno e di uccidervi. Dopo molte ore di attesa non vi eravate ancora fatto vivo, perciò decisi di lasciare il mio nascondiglio per venirvi a cercare; ma invece di trovare voi mi sono imbattuto nella scorta, che mi ha riconosciuto e ferito. Per fortuna, sono riuscito a fuggire e ad arrivare fin qui.
Se non vi avessi incontrato, a quest’ora sarei morto certamente.
Volevo uccidervi e invece mi avete salvato la vita!
La mia vergogna e la mia riconoscenza sono indicibili.
Se vivo, giuro di servirvi per il resto dei miei giorni e di imporre ai miei figli e nipoti di fare altrettanto.
Vi prego, concedetemi il vostro perdono”. 
L’imperatore si rallegrò infinitamente dell’inattesa riconciliazione con un uomo che gli era stato nemico. Non solo lo perdonò, ma promise di restituirgli i beni e mandargli il medico e i servitori di corte per accudirlo finché non fosse completamente guarito. Ordinò alla sua scorta di accompagnarlo a casa, poi andò in cerca dell’eremita. Prima di tornare a palazzo, voleva riproporgli le tre domande per un’ultima volta.
Lo trovò che seminava nel terreno dove il giorno prima avevano vangato. 
L’eremita si alzò e guardò l’imperatore:
“Le tue domande hanno già avuto risposta”.
“In che modo?” chiese l’imperatore, perplesso. 
“Se ieri non avessi avuto pietà della mia vecchiaia e non mi avessi aiutato a scavare questi solchi,
saresti stato aggredito da quell’uomo sulla via del ritorno.
Allora ti saresti pentito amaramente di non essere rimasto con me.
 
Perciò,
il momento più importante era quello in cui scavavi i solchi,
la persona più importante ero io,
e la cosa più importante da fare era aiutarmi. 
Più tardi, quando è arrivato il ferito,
il momento più importante era quello in cui gli hai medicato la ferita,
perché se tu non lo avessi curato sarebbe morto e avresti perso l’occasione di riconciliarti con lui.
Per lo stesso motivo, la persona più importante era lui e la cosa più importante da fare era medicare la sua ferita. 
Ricorda che c’è un unico momento importante: questo.
Il presente è il solo momento di cui siamo padroni. 
La persona più importante è sempre quella con cui siamo, quella che ci sta di fronte,
perché chi può dire se in futuro avremo a che fare con altre persone? 
La cosa che più conta è rendere felice la persona che ti sta accanto,
perché solo questo è lo scopo della vita”.

Questa storia, mi ha aperto gli occhi sul mio “stato di salute emotiva”. In pratica: sulla capacità di essere felici e ben equilibrati, nonchè di vivere una vita appagante e ricca di significato. 

Tutti soffriamo, la vita porta sia momenti di gioia, sia momenti di dolore. Siamo tutti “sulla stessa barca”. 

Allora che senso ha accusare gli altri, o provare rabbia per i comportamenti altrui? Non avrebbe più senso esercitare la compassione? Questo pensiero può essere applicato soprattutto al ciarpame emotivo proveniente dalla nostra famiglia: la spazzatura emotiva ci colpisce a livello cellulare, attivando o disattivando geni relativi al sistema immunitario e all’invecchiamento.