Simone Volpi

Founder President

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Scegli di essere felice - Introduzione - seconda parte

2018-10-07 10:10:02

Scegli di essere felice - introduzione - seconda parte

L'inizio del viaggio ... 

Vorrei che leggendo questo libro immaginassi di essere seduto con me attorno ad un tavolo.

Stiamo gustando del buon vino e condividendo un’esperienza parlando della vita, la nostra.

È così che sono abituato a fare con gli amici e ed è così che vorrei fare con te in questo momento. E proprio come un amico dovrebbe fare, ti parlerò con estrema sincerità anche quando potrebbe non essere così piacevole. Lo farò perché so che ti sarà utile affrontare le cose da una prospettiva molto chiara e soprattutto pratica.

Troppo spesso sento parlare di felicità in modo così astratto da riempire la testa di idee che non fanno altro che disorientare le persone e portarle in uno stato di passività nei confronti della vita.

La felicità che tu ci creda o no, per quanto possa essere considerata un concetto soggettivo, lascia tracce ben precise. Basta coglierle. Devi trovare quei minimi comuni denominatori che rendono la felicità possibile per alcuni e non per altri.

Soltanto così potrai creare la tua ricetta personale e vivere una vita in linea con le tue aspettative.

Te lo ripeto: niente roba da guru.

Non ti chiederò di lanciarti con il bunjee jumping o di camminare sui carboni ardenti. Niente fuffa del tipo: pensa positivo e come per magia la tua vita cambierà da sola.

No. Tra il dire e il fare c’è lo smettere di parlare.

Dovrai concretamente fare qualcosa. Dovrai diventare consapevole dei meccanismi che sono alla base della tua felicità e, di conseguenza, assumerti la responsabilità di attuare dei cambiamenti dove necessario.

Mi sono sempre chiesto: “perché alcune persone pur vivendo una vita piena di tutto quello che si possa desiderare non riescono ad essere felici e, altre invece, pur non avendo nulla riescono ad esserlo?”

“Ecco! Ci risiamo. I soldi non fanno la felicità”.

No tranquillo. Niente ipocrisie. I problemi economici sono alla base di molte delle preoccupazioni e ansie che tengono le persone sveglie la notte e purtroppo anche la causa di molti drammi che riempiono la cronaca nera.

Quindi bando alle frasi fatte.

I soldi aiutano e come, ma non dovresti mai permettere al denaro di definire chi sei, o di condizionare ogni tua singola decisione nella vita.

E’ un dato di fatto che esistano persone felici con i soldi ma anche altre che lo sono comunque pur non avendone. Come è un fatto che ci siano persone infelici indipendentemente da ciò che hanno o meno.

Diventa molto evidente che il denaro sia un amplificatore di una condizione pre esistente piuttosto che l’origine o il fulcro della felicità stessa.

Leggendo il libro scoprirai proprio questo. Le persone veramente felici sono quelle che hanno trovato la propria direzione in funzione della propria unicità e caratteristiche personali.

Una volta trovato il proprio scopo, ciò che sono veramente, hanno saputo esprimersi al meglio creando quella libertà e quell’equilibrio essenziali per vivere pienamente tutto ciò che il denaro non può comprare.  

Ma perché parlare di felicità oggi?

Ma perché parlare proprio di felicità nella nostra società oggi?

Che senso ha studiarla e capire quali sono i meccanismi che la regolano, e la rendono possibile, per ognuno di noi a volte in modi così diversi?

Perché invece non parlare di come fare subito tanti soldi e risolvere tutti i nostri problemi?

Perché non aiutare i giovani a diventare le nuove star di un reality?

Perché non educhiamo fin da subito le persone ad approvvigionarsi di fama, popolarità, ricchezza e potere, diventando il simbolo universale del successo più stereotipato che si conosca e che tutti continuano a cercare?  

La risposta è molto semplice: lo stanno già facendo. Lo hanno sempre fatto e continueranno a farlo.

Ti sei guardato attorno? Guardi mai la tv o il web? Si parla solo di questo.

Si parla di come diventare ricchi, avere successo, diventare famosi e avere più like e visualizzazioni possibili.

La moneta di scambio è l’apprezzamento continuo. L’approvazione costante degli altri il motore di tutto ciò che facciamo.

Ed è abbastanza ovvio che nessuno vuole farsi un selfie con lo sfigato di turno che guida un’utilitaria e mangia in fast food con lardomminali ben in vista.

Il messaggio è molto chiaro. Dobbiamo fare tanti soldi per diventare qualcuno o diventare qualcuno per fare tanti soldi.

Non sto dicendo che sia giusto o sbagliato. Non è questa la domanda. La domanda è: quanta felicità sta portando nelle nostre vite un’educazione di questo tipo diventata ormai un dogma sociale?  

E quale potrebbe mai essere il risultato di questo modo di concepire la vita?

Abbiamo creato nuove classi sociali.

Da una parte le così dette “vecchie generazioni”. Quelle nate prima di internet e il telefonino e che a loro volta si sono spaccate in due.

La prima, sopra i cinquanta. Il mondo è cambiato così velocemente che una buona parte è rimasta col culo per terra.

Più o meno senza lavoro, più o meno senza soldi, lamentandosi del progresso, della tecnologia sbuffando, tra una birra e uno spritz, che il mondo non è più quello di una volta. La felicità qui è “arrivare alla pensione”.

Quella sotto i cinquanta, invece, ha cercato di correre ai ripari correndo dalla mattina alla sera con conseguenze nefaste. Persone stressate che lavorano tutto il giorno dimenticandosi anche il perché esistono.

Genitori che non vedono mai i propri figli, perdere salute e famiglia nel tentativo di mantenerla. La felicità qui è “chi si accontenta gode”.

E poi le nuove generazioni. Quelle nate con il cellulare. Quelle che imparano a dire Facebook prima ancora che papà e mamma.

Quelle che consegnano alle pagine filtrate di un social i propri pensieri e le proprie amicizie che faticano e lottano per creare rapporti umani degni di essere chiamati tali.

Hanno imparato a ridere a comando perché un selfie su instagram vale più di un sorriso nella vita reale.

Nuove generazioni incapaci di relazionarsi tra loro se non con un telefonino e che invece di cercare un dialogo, un contatto, cercano un wi-fi disponibile.

"Il mondo in cui viviamo è per pochi e non per tutti" direbbe Bertrand Russell. Credo che il punto sia un altro. La vita è di tutti ma viverne una veramente felice è ormai questione per pochi.

Se pensi che le mie considerazioni siano pessimistiche ti invito a rileggere questa prefazione tra qualche anno e tutto ti sarà ancora più chiaro.

Ci sono eccezioni? Ovviamente si. Sono quelle di cui parlo in questo libro.

Ecco perché l’ho scritto. Per darti la possibilità di capire come puoi riprenderti ciò che ti appartiene di diritto: la tua vita e con essa una felicità autentica, che parta da te, da chi sei e non da ciò che ti hanno chiesto di essere.