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Malattia e comunicazione: non ti capiscono?

2022-05-20 17:46:01

In questo video voglio parlarti di comunicazione e incomprensioni e come una sana comunicazione può essere utile a costruire un nuovo equilibrio, positivo e sereno per tutti.

NON TI CAPISCONO?

Spesso mi confronto con persone deluse, amareggiate che si sentono incomprese, che si isolano e rinunciano a comunicare con chiunque perché sono convinte che chi non ha questa malattia non potrà mai capire fino in fondo la loro sofferenza.






TRE DOMANDE CHIAVE PER TE


Perché non ti capiscono? 

Puoi evitarti questa ulteriore sofferenza?

Sei sicuro che comunichi efficacemente o ti lamenti e basta? 




Il mio pensiero riguardo la comunicazione può essere riassunto in queste tre frasi: 




  • Credo fortemente che saper comunicare con un malato sia un arte.
  • Credo che saper comunicare efficacemente le nostre difficoltà sia una necessità.
  • Credo che soffrire a causa di chi non è in grado di ascoltare sia inutile oltre che maledettamente dannoso.




Credo fortemente che saper comunicare con un malato sia un arte.


Dobbiamo subito distinguere tra chi lo fa per lavoro e chi no. 

Chi ha seguito una formazione adeguata ed è sempre a contatto con persone malate è in possesso di strumenti che lo aiutano a comunicare efficacemente.




Tuttavia a questa preparazione specialistica va aggiunta una componente altrettanto fondamentale: l’empatia. Si può affinare, ma non è scontata. 

Ho conosciuto o sentito racconti di specialisti senza questa capacità che hanno fatto più male che bene; medici trincerati dietro un titolo accademico che si limitano ad emettere sentenze senza lasciare speranza, fisioterapisti o assistenti sociali superficiali o distaccati.




Amici, parenti, persone che non hanno un’adeguata preparazione ma che sono dotati di empatia possono darti una mano anche se il loro appoggio può arrivare solo fino ad un certo punto.

Esiste tra voi un legame affettivo, un filtro che però può compromettere anche la più nobile delle intenzioni. 






Quindi quando parli con qualcuno della tua malattia, cerca di qualificare il tuo interlocutore, per capire fino a che punto è in grado di capirti e di darti il supporto che cerchi. 




Credo che saper comunicare efficacemente le nostre difficoltà sia una necessità.



Quando ti senti incompreso la prima cosa che devi fare è riflettere sul tipo di messaggio che stai trasmettendo. 

Se è vero che è una patologia complessa i cui effetti non sono sempre evidenti, è altrettanto vero che molti malati hanno la tendenza a lasciarsi andare, ad auto compiangersi.

Molti nascondono la malattia e alcuni addirittura la usano per attuare una sorta di ricatto emotivo.  




Chiariamolo subito: quello che stai vivendo non è una passeggiata ma non puoi avere la convinzione che tutti debbano capire esattamente cosa provi, ne hai il diritto di darlo per scontato. 

Quindi domandati:

  • Stai veramente chiedendo aiuto o ti stai solo lamentando?
  • Vuoi uscire dalla palude oppure aspetti che magicamente arrivi qualcuno a tirarti fuori? 




E finiamo sempre lì: un pensiero genera un'azione che produce un risultato.

Quando sei in chiaro con te stesso, diventi chiaro con gli altri e sei in grado di porre fine alla maggior parte delle incomprensioni che ti fanno soffrire.






Credo che soffrire a causa di chi non è in grado di capire sia inutile oltre che maledettamente dannoso.


Quando ti ritrovi ad affrontare una malattia come questa devi stare il più possibile lontano da ogni fonte di stress, sofferenza o dispiacere aggiuntivo che possono indebolire ancora di più le tue difese.




Mettendo da parte gli specialisti, che si puoi anche cambiare se non sei soddisfatto del loro operato o del rapporto che hai instaurato con loro, restano i rapporti con famigliari, amici e colleghi.

Ovviamente queste tre tipologie di persone influenzano a diversi livelli la tua sfera emozionale ed a maggior ragione è fondamentale saperli qualificare e dar il giusto valore alle parole che ti dicono.




Non dimenticarti che molti di loro vogliono aiutarti ma non ne sono capaci anche perché loro stessi sono vittime di una reazione emotiva molto forte nei tuoi confronti.




Forse si  immedesimano al tuo posto o immaginano la loro vita al tuo fianco e lo fanno basandosi sulle loro sensazioni e le loro convinzioni, senza essere qualificati e soprattutto non chiedendoti come stai vivendo tu.




Il mio atteggiamento è sempre stato quello di trasparenza. Pulito e diretto, magari adattando  termini e modi alle differenti persone, ma con chiaro in testa il mio obiettivo primario: il mio benessere psicofisico. 






IN CONCLUSIONE


Le persone che non capiscono possono essere istruite, si può camminare insieme, ci si può venire in contro oppure allontanarsi. 




La vita è cambiata e serve costruire un nuovo equilibrio, positivo e sereno per tutti.

E la comunicazione, fatta in modo sano e costruttivo, è uno strumento estremamente utile per migliorare gli equilibri famigliari o sociali che comunque vanno assestati.






Ricordati queste tre cose: 

comunica chiaramente
qualifica il tuo interlocutore 
allontanati il più possibile da persone negative. Non puoi gestire anche la loro sofferenza. Non è egoismo, ma spirito di sopravvivenza.


Se vuoi approfondire questo argomento, non esitare a contattarmi in privato.

Sono pronto ad ascoltarti per vedere se posso esserti utile


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Questo oscuro compagno di viaggio che ti accompagna dal giorno della diagnosi ti cambia e cambia anche le persone che hai intorno.Ma in questo cambiamento rientra una componente sulla quale tu puoi intervenire direttamente: sto parlando della comunicazione
by Paolo Boffa
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