Scienza e conoscenza

Scienze & Tecnologia

Lumache di mare ad “alimentazione solare”

2019-08-04 11:20:04

Tra gli animali curiosi degli oceani troviamo queste piccole lumache di mare che sono in grado di nutrirsi con l’energia solare. Sono dei Molluschi appartenenti al sottordine dei Sacoglossi; si nutrono di alghe ed invece di digerire i loro cloroplasti, li utilizzano per fare la fotosintesi.

Elysia chlorotica

L’Elysia c. è uno di questi molluschi, probabilmente il più studiato. Può crescere fino a 5 cm ed è stato ritrovato lungo le coste orientali del Nord America, in Nuova Scozia, Canada e Florida. 

Ha una colorazione verde smeraldo, spesso con piccoli segni rossi o bianchi, ed ha una forma appiattita, tipico dei membri di questo genere. 

Queste lumache di mare sono unici nel mondo animale: si nutrono di un alga, chiamata Vaucheria litorea, succhiando via il contenuto della cellula algale. Il citoplasma e il nucleo vegetale si muovo attraverso il sistema digerente del mollusco ma i cloroplasti non vengono digeriti ma trattenuti e concentrati in specifici vacuoli lungo vari diramazioni del tratto digestivo. 

Questa è una immagine microscopica che mostra i cloroplasti (in verde) e i lipidi (in giallo) presi dalla cellula algale nel sistema digestivo della lumaca di mare.

I cloroplasti per funzionare però hanno bisogno di proteine specifiche codificate dai geni dell’alga. All’interno del genoma della lumaca di mare questi geni non ci sono, eppure i cloroplasti rimangono funzionali perché i geni del mollusco “inglobano”  i geni dell’alga necessari per il funzionamento dei cloroplasti. È un mistero come questo accada. Ci sono diverse ipotesi: secondo uno di queste ipotesi, avviene un trasferimento orizzontale dei geni. Un vettore possibile è un virus che infetta il mollusco e trasporta i pezzi del DNA dell’alga.

La fotosintesi viene utilizzata dalle piante e dalle alghe per creare energia chimica (zuccheri e lipidi) usando la luce solare utilizzando l’anidride carbonica e acqua. 

La Elysia chlorotica “ruba” milioni di cloroplasti dalle alghe e così riesce a fissare il carbonio da solo. Grazie a questo suo adattamento, il mollusco sarà in grado di sopravvivere per i prossimi 6-8 mesi anche senza mangiare.

Questo Sacoglosso è chiamata Costasiella kuroshimae o “pecora fogliare”. 

È piccolina, cresce fino a 5 mm di lunghezza al massimo. Può essere ritrovato nelle acque marine del Giappone, in Indonesia e nelle Filippine. Questo tipo particolare di mollusco prende il proprio nome da Kuroshima, o Isola di Kuro, dove è stato ritrovato per la prima volta.

La “Lumaca di mare lattuga” accresce la sua superficie per poter assorbire ancora più luce per la fotosintesi. Questo mollusco produce anche una sostanza di cattivo gusto per non farsi mangiare da eventuali predatori.

Questo Sacoglosso si chiama Placida dentritica e nel suo corpo si vedono bene tutte le ramificazioni del sistema digerente che contiene i cloroplasti che fanno la fotosintesi (i puntini verdi).

Purtroppo attualmente molti studi su questi animali straordinari sono a rischio e in fase di abbandono. La causa principale è la difficoltà di trovarli nel loro ambiente. 

È molto difficile allevare questi animali in cattività. 

L’ecosistema in cui vivono naturalmente è molto delicato e sensibile alle attività umane e agli effetti del riscaldamento globale, come l’innalzamento del livello del mare e l’aumento delle temperature. Purtroppo rischiamo di perdere questi animali prima di poterli studiare ed imparare tutte le meraviglie della natura.