Rosa Borgia

Arte & Intrattenimento

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La sabbia rossa del Sahara, portata dal vento, fa sciogliere un mese prima la neve delle Alpi

2019-04-23 20:38:39

La sabbia rossa del Sahara «fa asciugare» un mese prima la neve delle Alpi e minaccia la risorsa idrica del territorio. Lo dicono i risultati dello studio «Saharan dust events in the European Alps: role in snowmelt and geochemical characterization», recentemente pubblicato sulla rivista

internazionale «The Cryosphere».

Condotto da Arpa Valle d’Aosta e dal dipartimento di Scienze dell’ambiente e della terra dell’università di Milano-Bicocca insieme all’Istituto nazionale di Fisica nucleare, ai ricercatori francesi di Météo-France e al Max Planck Institute in Germania, il lavoro è stato interamente svolto nel sito sperimentale di Arpa, situato a 2.160 metri di quota nel Comune di Torgnon.

Simulando l’effetto delle polveri sahariane, l’analisi ha dimostrato che in anni caratterizzati da intense deposizioni di sabbia, come nella stagione del 2015/2016, le polveri hanno anticipato la scomparsa della neve di circa un mese, pari a un quinto della stagione nivale.

La scomparsa velocizzata è dovuta al colore più scuro dello strato di sabbia: divenuto rossastro, il manto nevoso assorbe più radiazioni e si scalda e così fonde più velocemente.

Le deposizioni di polvere sahariana si aggiungono agli elementi che minacciano la durata della copertura nevosa nelle Alpi, ossia la scarsità di precipitazioni durante l’inverno e le alte temperature primaverili e estive. Questo causa un’importante variazione nel ciclo idrologico nelle valli alpine dove la gran parte dell’acqua disponibile deriva proprio dalla fusione della neve stagionale. Il fenomeno potrebbe essere anche più esteso e influenzare la disponibilità idrica in pianura. Annate caratterizzate da intense deposizioni di polvere sahariana, potrebbero addirittura intensificare eventuali episodi di siccità estiva.

«Studi come questi – spiega Edoardo Cremonese di Arpa Valle d’Aosta - sono importanti per puntare a migliorare l’accuratezza dei modelli idrologici, strumenti fondamentali per la corretta gestione della risorsa idrica nelle Alpi.In futuro, questi studi saranno applicati ad immagini satellitari come quelle del sensore Prisma, recentemente lanciato in orbita dall’Agenzia spaziale italiana».

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