Rob TheGreat

L' altruismo

2019-09-09 16:53:58

"Riflessioni sparse" sull'altruismo: la visione di filosofi e scienziati, e la mia 😊

Credo che molti ricordino l'attacco terroristico del 2017 a Manchester al concerto di Ariana Grande: un giovane si fece esplodere uccidendo 22 persone e ferendone almeno 250.


Di questa tragedia vennero subito evidenziate, in mezzo alla crudeltà senza senso dell'attacco, le numerose storie di eroismo e di altruismo:


- un medico fuori servizio che stava scappando ritornó indietro nel foyer per aiutare le vittime


- una donna che vide gruppi di teenager confusi e spaventati guidó 50 di loro al sicuro nella hall di un vicino hotel dove condivise il suo numero di telefono sui social media in modo che i genitori potessero andare a riprendere i loro figli


- tanti taxisti della città spensero i loro tassametri e riaccompagnarono a casa molti dei partecipanti al concerto.


Come commentó uno dei paramedici presenti: “C'era un numero incredible di persone che facevano quello che potevano per aiutare … Vidi persone che si sostenevano in un modo che non avevo mai visto prima.”

Aggiunse: “La cosa che ricorderó piú di ogni altra è l'umanità che venne mostrata. Persone che cercavano l'una lo sguardo dell'altra, chiedendosi tra loro se stavano bene, aiutandosi e confortandosi a vicenda.".

Simili gesti di altruismo sono spesso una caratteristica delle situazioni di emergenza.


Restando in Inghilterra è rimasto nella memoria un incidente occorso ad un ciclista in una strada di Londra nel 2015: l'uomo rimase intrappolato sotto la ruota di un bus a due piani.
Una folla di circa cento persone si uní  in uno stupefacente atto di"altruismo coordinato" riuscirono a sollevare il bus cosí da liberare il ciclista.



La domanda del perché a volte gli esseri umani sono pronti a rischiare la propria vita per salvare gli altri mette alla prova filosofi e scienziati da secoli.


Secondo la moderna visione neo-darwiniana gli esseri umani sono sostanzialmente egoisti, dei semplici "trasportatori" di migliaia di geni il cui unico scopo è sopravvivere e riprodursi.


Secondo questa visione ha senso aiutare persone che siano "geneticamente collegate" a noi, come membri della faniglia e parenti piú o meno prossimi, perché ció che potrebbe apparire come il sacrificio di se stessi porterebbe in realtà un beneficio al comune patrimonio genetico.


Ma che dire di quando accorriamo in aiuto di persone con le quali non abbiamo alcuna relazione genetica?


Una varietà di spiegazioni diverse sono state proposte.


Una suggerisce che probabilmente non esiste il "puro" altruismo.
Quando aiutiamo degli sconosciuti deve esserci sempre un qualche tipo di beneficio per noi stessi, come ad esempio farci sentire bene, fieri di noi, o guadagnarci il rispetto degli altri.


O forse l'altruismo è una strategia di investimento: facciamo del bene agli altri nella speranza che questi ci restituiscano il favore (detto "altruismo reciproco").


Potrebbe anche essere un modo di mettere in mostra le nostre risorse, mostrando quanto siamo potenti o abili in modo da renderci piú attraenti ed aumentare le nostre opportunitá riproduttive. 



Radicato nell'empatia

Non dubito che in alcune circostanze le spiegazioni sopra esposte risultino calzanti.
Molti atti di gentilezza possono essere soprattutto (o almeno in parte) motivati da un interesse personale.


Ma secondo voi Camers è davvero da considerarsi "naive" suggerire l'ipotesi che anche l'altruismo "puro" possa esistere?

Quello per cui nel preciso momento in cui mettiamo in atto un gesto di altruismo la nostra motivazione è unicamente quella di alleviare la sofferenza di un'altra persona?


Secondo la mia visione, l'altruismo è radicato nell'empatia. 


L' empatia viene talvolta descritta come la capacità di vedere le cose dalla prospettiva di un'altra persona.


Ma nel suo senso piú profondo l'empatia è la capacità di sentire, non solo di immaginare, ció che gli altri stanno provando, di vivere la loro esperienza.

È la capacità di entrare veramente nello spazio mentale di un'altra persona tanto da poter provare i suoi sentimenti e le sue emozioni.


In questo senso l'empatia puó essere vista come la fonte della compassione e dell'altruismo.


L' empatia crea una connessione che ci rende capaci di provare compassione. 


Possiamo sentire la sofferenza degli altri e questo ci fa avvertire l' impulso di cercare di alleviare la loro sofferenza, impulso che dà origine agli atti di altruismo.


Poiché possiamo "sentire insieme" con le altre persone siamo motivati ad aiutarle quando si trovano in uno stato di necessità.


Secondo me non è giusto pensare agli esseri umani come ad entità completamente separate, costituite solo da geni egoisti la cui unica preoccupazione riguarda la loro sopravvivenza e riproduzione.


La nostra capacità di provare empatia suggerisce una profonda connessione tra gli esseri umani.


In un certo senso siamo parte di una grande e condivisa "coscienza collettiva" che ci rende possibile identificarci con le altre persone, sentire le loro sofferenze e rispondere ad esse con atti di altruismo. 


Possiamo sentire le sofferenze delle altre persone perché in un certo senso, noi siamo loro.


Per questo sentiamo l'urgenza di alleviare le loro sofferenze, e di proteggere e favorire il loro benessere, esattamente come faremmo per noi stessi.


Per dirlo con le parole del filosofo tedesco Arthur Schopenhauer:

"Il mio vero essere interiore in realtà esiste in ogni creatura vivente ... Questo è il terreno fertile dove cresce la compassione … e la cui espressione è in ogni buona azione".


In altre parole, non c'è alcun bisogno, secondo me, di "cercare scuse" per l'altruismo. 

Dovremmo invece celebrarlo come il superamento della condizione di percepirci come "separati". 


Anziché essere "innaturale", l'altruismo è a mio parere l'espressione della nostra natura piú profonda, di uno degli aspetti piú  fondamentali dell'essere umano: l' interconnessione.