Vita Sana in Mente, Corpo e Spirito
SINDROME DE CHE...?
Oggi vi parlo della SINDROME RANCOROSA DEL BENEFICATO che si sviluppa in coloro a cui diamo. accoglienza e ascolto, soprattutto gratuito, ma non solo.
[LA SINDROME RANCOROSA DEL BENEFICATO]
Me ne parlarono tempo fa e fu per me un'illuminazione che mi fece comprendere un sacco di cose riguardo le mie esperienze vissute riguardo l'ingratitudine.
Ci riflettevo proprio in questi giorni, in occasione di una nuova esperienza e mi sono detta:
"Dai... Vediamo di parlarne... Chissà che ci si rifletta e si cambi modalità"
Viviamo spesso l'esperienza accogliere qualcuno in un momento di difficoltà o semplicemente di ascoltare, con abnegazione e pazienza i suoi problemi, provando a stare al di fuori della critica e del giudizio.
Se poi è la tua professione, ti aspetti che un amica/o a cui porgi una spalla, tenga in alta considerazione ciò che le/gli suggerisci di sperimentare e su cui riflettere.
Un buon ascolto reciproco, in ogni caso, sarebbe bene essere alla base di una vera amicizia e, più in generale, di buoni rapporti umani.
NON È COSÌ PURTROPPO
Nella realtà, le cose purtroppo, vanno diversamente...
Al contrario spesso la persona che ha ricevuto del bene cova un profondo rancore, naturalmente inconsapevole, ma che si cela nella profondità dell'uomo.
E' qualcosa che ha a che fare con L'INVIDIA...
Sebbene l'emozione dell'invidia sia perlopiù legata alle cose materiali, anche il talento, oggigiorno, è ritenuto dai più una merce acquistabile, quindi priva di merito e spesso causa di invidia. La capacità di accoglienza e ascolto profondo, poi, qualcosa di scontato nonostante siano atti, ai più, sconosciuti.
Il nostro rancoroso, nonostante in cuor suo sappia perfettamente di aver ricevuto del bene non riesce a sostenere il peso del debito di riconoscenza verso il benefattore e lo trasforma automaticamente in una persona da allontanare, dimenticare e a volte anche diffamare, da cui la sindrome rancorosa del beneficato.
IL BISOGNO DI DIFFAMARE
Talvolta e, ahimè, accade sempre più spesso, il bisogno del beneficato consiste nel diffamare le competenze del "benefattore", utilizzando frasi del tipo:
"Chi ti credi di essere?"
"Tu...quella/o superiore che non scende ad altezza umana".
Sicuramente, subito dopo la reazione, il rancoroso sente il bisogno di diffondere notizia della propria reazione, tanto è il bisogno di sentirsi riconosciuto e accolto nuovamente.
- La sindrome rancorosa si avvale di diversi tipi di beneficiato: vendicativo, innamorato, opportunista e furbo di cui parlerò in un altro articolo.
E, per finire, sai qual è la vera stranezza?
Che questa è la Sindrome dell'Amore malato...tipico di coloro che chiamiamo amici e che ci consumano gratuitamente.
Perché l'atto di elargire strumenti d'aiuto gratuitamente, non viene catalogato fra quelli a cui attribuire VALORE dai più.
Vuoi mettere una spalla "offerta" da un professionista a pagamento? 🤔
Talvolta, tuttavia, anche il professionista che percepisce la sua parcella in cambio di un servizio, è catalogato come "quello che faceva l'amichevole soltanto quando lo pagavo"...🤦🏼♀️
Cosa fare dunque quando un beneficato disillude le nostre aspettative?
✅ Innanzitutto sarebbe bene dare senza aspettarsi nulla... Questo è l'ingrediente più prezioso del donare.
✅ In secondo luogo comprendere che il beneficato è una persona mancante di equilibrio che necessita di sentirsi ascoltata, riconosciuta, accolta e incapace di vedere e/o occuparsi dell'altro.
✅ Reagire a queste persone è come avviare una guerra contro un bambino...
Se accade, evidentemente, anche il benefattore è bene si ponga alcune domande, soprattutto se svolge il suo lavoro in ambito della relazione d'aiuto.
🎯 Una persona in equilibrio sa che Amore è un sentimento che non significa lasciarsi mancare di rispetto, annullare o offendere. Si chiama AMOR PROPRIO.
Chi dona agli altri è perché si è già riempito da solo dell'amore per sè, non teme la solitudine ed è disposto a rimanere solo per questo: sa di non esserlo mai.
Mantenere il proprio equilibrio è anche saper allontanare da sè queste persone, confidando che prima o poi si assumano la responsabilità della loro vita.
E, ultimo ma primo per importanza, è capire che ognuno, sempre, in ogni istante, mette in campo soltanto il proprio meglio.