Quando si parla di conseguenze dei trigliceridi alti è bene prestare particolare attenzione. A tale condizione possono seguire diverse malattie cardiovascolari, anche potenzialmente mortali: il riferimento è in particolare all’infarto e all’ictus, che possono essere favoriti dal peggioramento della salute delle arterie e degli altri vasi sanguigni.
Da non sottovalutare anche gli effetti sulla pressione del sangue (tendenza all’ipertensione), allo sviluppo della condizione nota come fegato grasso, alla manifestazione di alti livelli di glicemia anche a digiuno e anche all’incremento dei valori di colesterolo cattivo LDL.
L’insorgenza di trigliceridi alti può essere causata da patologie e da comportamenti sbagliati. Uno stile di vita poco salutare è tra i fattori di rischio principali. Di seguito quelle che vengono ritenute le cause dell’ipertrigliceridemia:
I trigliceridi alti non portano a sintomi particolari, a meno che non si tratti di valori piuttosto elevati. Parliamo in questo caso di una manifestazione oltre i 1000 mg/dl. La sintomatologia in questi casi comprenderà un forte dolore addominale, disturbi agli occhi (lipemia retinica, eccesso di lipidi sierici in corrispondenza di vene e arterie oculari), pancreatite acuta e xantoma (la pelle degenera e assume una colorazione giallastra).
Come citato in precedenza, la diagnosi di trigliceridi alti viene effettuata in seguito a esami del sangue. Per maggiore completezza è bene che questi test comprendano anche la valutazione dei livelli di colesterolo totale, HDL e LDL.
Un ruolo chiave nella gestione dei trigliceridi alti può giocarlo la dieta. A eccezione di quelle condizioni derivate da patologie sottostanti, per le quali il medico curante sarà il riferimento più indicato, l’alimentazione risulterà fondamentale.
Chi soffre di trigliceridi alti dovrà prestare particolare attenzione sia ai cibi da evitare che agli alimenti consigliati.
Cosa mangiare per abbassare i trigliceridi? Diversi sono gli alimenti consigliati, tenendo bene a mente di non esagerare con i quantitativi assunti.
Anche sotto forma di pasta o pane, questi prodotti aiutano l’organismo a mantenere più a lungo il senso di sazietà, a svolgere in maniera ottimale le funzioni digestive e a contenere i livelli di glicemia nel sangue. Ottimo l’apporto di fibre, utili per abbassare i trigliceridi alti.
Tanta verdura come fonte di fibre alimentari, che aiuterà a ridurre i trigliceridi in eccesso. Sì anche alla frutta fresca, malgrado sia consigliato evitare di consumare banane, fichi, cachi, uva e mandarini.
Via libera anche al pesce, soprattutto se si tratta di sardine, aringhe, salmone e sgombro. I pesci citati hanno carni ricche di acidi grassi omega-3, ritenuti efficaci nella riduzione dei trigliceridi.
Come dimenticare i legumi, ottima fonte di proteine vegetali e tra le principali alternative alla carne rossa e ai formaggi stagionati.
Come comportarsi sul fronte opposto, ovvero: cosa non mangiare in caso di trigliceridi alti? In primo luogo occorre ridurre quanto più possibile l’assunzione di zuccheri semplici. Necessario inoltre limitare fortemente o meglio ancora eliminare quegli alimenti che favoriscono l’incremento del colesterolo LDL (cibi grassi, fritti, alcolici, formaggi stagionati, carni rosse).
In caso di livelli particolarmente alti di trigliceridi è consigliato ridurre ulteriormente, affidandosi in ogni caso al proprio medico curante, l’assunzione di carboidrati. Potrebbe essere necessario limitarne l’assunzione ai soli cereali integrali o al riso, evitando del tutto pane e pasta.
Seguire la dieta per abbassare i trigliceridi alti può rivelarsi particolarmente impegnativo, soprattutto per chi è abituato a mangiare in maniera sregolata o eccessiva. Un aiuto può arrivare dalla coppia, condividendo “la sfida” con il/la partner.
È bene infine non dimenticare la capacità dell’esercizio fisico di “consumare” i trigliceridi presenti nell’organismo, tanto da risultare come possibile causa dell’ipotrigsiceridemia. Per contro può rivelarsi un ottimo alleato per abbassare i trigliceridi alti. Occorre considerare però che non si tratta di un modo per sfuggire a una dieta sana, di una “terapia di supporto” che può rendere il percorso di guarigione più rapido.