Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Una rivolta "fiscale"

2020-10-29 23:50:34

Cosa spinse Napoli a ribellarsi nel 1647?

La Napoli del XVII secolo è legata indissolubilmente alla figura di Tommaso Aniello d'Amalfi, meglio noto come Masaniello, pescivendolo locale e leader dell'insurrezione popolare del 1647. Ma cosa accadde di preciso in quell'anno e perché?


Nel Seicento Napoli era una delle città più popolose e importanti d'Europa, ma politicamente era dipendente dalla Corona di Spagna: agli inizi del Cinquecento il Regno di Napoli era stato conquistato dagli spagnoli e da allora era iniziata una lunga sfilza di viceré, cioè nobili a cui il re di Spagna aveva affidato il governo del regno in sua vece.


Nel 1618 in Europa scoppiò la Guerra dei Trent'Anni, che vide coalizzarsi l'Impero e la Spagna (entrambi governati dal casato degli Asburgo) contro il resto del continente. Dal punto di vista materiale e finanziario la guerra fu una vera e propria catastrofe: le spese militari svuotarono le casse di tutti i paesi coinvolti e le devastazioni operate dalla soldataglia nelle campagne e nelle città di mezzo continente accrescevano solo i danni.

Dato che la Spagna era coinvolta nella guerra (e prendeva una batosta dopo l'altra), anche Napoli dovette contribuire finanziariamente allo sforzo militare: Madrid ordinò al viceré Rodriguez Ponce de Leon di racimolare una cifra enorme con cui pagare un nuovo esercito. 


Il viceré non era particolarmente sveglio e come molti altri politici (prima e dopo di lui) ricorse subito allo strumento più vecchio, collaudato e odiato di tutti: le tasse! Gli abitanti di Napoli, già provati da una vita molto dura e difficile, videro i loro pochi soldi volatilizzarsi sotto una pressione fiscale allucinante.

Il rappresentante di Madrid infatti aveva introdotto una serie di infelici tasse su frutta e farina, che costituivano la base dell'alimentazione delle classi più povere della città: ad un certo punto i napoletani non ne poterono più di farsi spolpare, quindi passarono alle mani. Per prima cosa attaccarono i riscossori delle tasse, gli sfasciarono i banchi nelle piazze dove riscuotevano i soldi e bruciarono i registri delle imposte. 

In quel frangente emerse la leggendaria figura di Masaniello, che guidò il popolo durante i successivi giorni della rivolta: l'umile uomo riuscì a trattare con i potenti e ottenne degli sgravi fiscali per la povera gente, sfortunatamente in seguito venne accusato di pazzia, tradito da alcuni sostenitori (corrotti dagli spagnoli) e infine fucilato.


A proposito della figura di Masaniello e della rivolta vanno fatte alcune considerazioni: nell'Ottocento si disse che la ribellione era contro gli occupanti spagnoli, ma la realtà sarebbe molto diversa. A quanto sembra, Masaniello non volle mai mettersi contro il grande potere spagnolo e il suo obbiettivo era semplicemente combattere il mal-governo della Napoli dell'epoca, i cui leader si arricchivano "spremendo" i poveri con dazi, gabelle e tasse di ogni tipo. 

Ciò sarebbe dimostrato dalla celebre frase "Viva 'o Re 'e Spagna, mora 'o malgoverno" gridata dal leader per aizzare la folla: prima della Rivoluzione Francese era consuetudine per i poveri rivolgersi ai sovrani (quindi al re o al viceré nel caso di Napoli) per proteggere se stessi e i propri diritti dagli abusi dei notabili che costituivano la Pubblica Amministrazione dell'epoca.


Masaniello infatti rivolse la sua rabbia e quella del popolo soprattutto contro la nobiltà locale che si arricchiva sfruttando spietatamente i poveri, mentre mantenne un atteggiamento rispettoso nei confronti del rappresentante spagnolo (anche se all'inizio gli invase la casa con la classica folla inferocita).

Chissà se in futuro la gente insorgerà di nuovo per questioni fiscali?


Fonte: HistoRick