Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Una protezione inefficace

2019-05-16 23:14:17

Durante la Grande Guerra sono apparse le cose più strane, anche sul fronte italiano...

Nel corso della Prima Guerra Mondiale tutti i altri paesi belligeranti cercarono di trovare nuovi sistemi per guadagnare la superiorità sul campo di battaglia: tra il 1914 e il 1918 apparvero quindi armi moderne come mitragliatrici, carri armati, aerei e armi chimiche (celebre fu il gas Iprite).

In Italia la guerra di trincea, fatta di ripetuti assalti contro le postazioni nemiche, rese necessario cercare nuovi sistemi di protezione fisica. In particolare ne avevano bisogno le Compagnie della Morte: si trattava di squadre di soldati che andavano a distruggere i reticolati nemici prima degli assalti, esponendosi così a rischi immensi (da cui il nome).

Per quelle unità furono fornite le famigerate "corazze Farina": progettate dall'omonimo ingegnere Ferruccio Farina, si trattava di una serie di piastre d'acciaio antiproiettile, pesanti 9 chili e destinate (solo in teoria) a proteggere i guastatori all'opera. La loro introduzione non cambiò la vita in trincea e le Squadre della Morte si dovettero tenere il loro triste nome, dato che la corazza era totalmente inefficace a proteggere gli uomini dalle fucilate degli austriaci e l'unica cosa da cui riparavano erano le schegge.

Fortunatamente le corazze Farina rimasero in servizio solo un anno: nel 1916 i comandanti capirono che per distruggere i reticolati nemici era meglio prendere a cannonate il filo spinato anziché perdere migliaia di uomini ogni volta per aprire dei piccoli varchi.

Va tuttavia detto che l'Italia non fu l'unico paese a far vestire i propri soldati come armigeri medievali: anche gli austriaci e i tedeschi usarono corazze simili a quelle italiane, ma le fornirono ai cecchini e ai genieri anziché ai guastatori. In questo modo quei militari potevano operare anche di notte senza il terrore di venire sparati a vista dall'altro lato delle trincee.


Fonte: HistoRick