Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Una passione troppo "ardente"

2019-03-15 00:22:27

Chi gioca col fuoco può finire molto male...

Dopo la morte di Lorenzo il Magnifico e la cacciata di suo figlio Piero il Fatuo nel 1494 a Firenze prese il potere un frate domenicano, il famoso Girolamo Savonarola.

Un frate duro e intransigente come il Savonarola non si trovava proprio a suo agio nella capitale toscana, all'epoca centro di cultura e commerci: nei suoi discorsi il religioso attaccò spesso i lussi e le ricchezze di Firenze, predicando una nuova vita fatta di moralità e semplicità e teorizzando la trasformazione di Firenze in una teocrazia.

Il culmine lo raggiunse in occasione del martedì grasso del 1497, quando organizzò il famoso "falò delle vanità": migliaia di libri, quadri, specchi, cosmetici, spartiti musicali, vestiti pregiati e altri oggetti raffinati (e quindi ritenuti peccaminosi) finirono bruciati in piazza. In poche ore per colpa del frate "puritano" andarono persi dei tesori culturali inestimabili, che oggi farebbero bella mostra di sè negli Uffizi o in altri templi della cultura.

Tuttavia, a furia di bruciare la cultura umanistica e fare grossi errori politici il Savonarola finì per bruciarsi: prima si guadagnò l'inimicizia del papa Alessandro VI e di suo figlio Cesare Borgia, quindi perse l'appoggio dei francesi e finì catturato dai Medici, appena tornati a Firenze. Gli eredi del Magnifico non ebbero alcuna pietà del frate bacchettone: prima lo torturarono brutalmente per giorni, poi lo processarono (un classico processo-farsa) e infine lo fecero impiccare e bruciare sul rogo nel 1498, proprio come i beni lussuosi che tanto aveva odiato.

Quando si dice l'ironia del destino...

Fonte: HistoRick