Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

L'Olocausto nero

2020-06-14 23:43:57

La Germania ha iniziato a sterminare interi popoli molto prima dell'avvento di Hitler...

L'Ottocento si può ricordare per molte cose: l'espansione coloniale, la Rivoluzione Industriale e la nascita del cosiddetto "razzismo scientifico". L'unione di queste tre cose in Germania (che si unificò appena nel 1870) causò una tragedia, passata alla storia come uno dei primi genocidi dell'epoca moderna: le Guerre Herero.


Nel 1884 il Reich tedesco acquisì l'arida (ma ricca) colonia del Sud-Ovest, oggi indipendente con il nome di Namibia, tra il Sudafrica britannico e l'Angola portoghese. Berlino inviò 2000 persone a colonizzare il territorio, più una piccola forza armata e un amministratore per gestire la nuova colonia.


Nel giro di 20 anni la colonia crebbe e si sviluppò grazie ai trasferimenti di massa di persone dalla madrepatria e dal vicino Sudafrica. 

Seguendo una prassi diffusa tra tutti i colonizzatori europei, i tedeschi si impossessarono di ogni cosa, sottraendo agli indigeni le risorse vitali come terre e bestiame: questo comportamento ovviamente non andava a genio ai derubati e nel 1904 la tribù degli Herero insorse contro i colonizzatori.


Inizialmente la rivolta sembrò promettere bene e i pochi soldati presenti vennero travolti dagli insorti, ma il governatore della colonia scrisse a Berlino: il kaiser inviò un distaccamento di militari guidati dallo spietato generale von Trotha per battere i ribelli e il loro leader Samuel Maharero.

Il nuovo comandante tedesco mise subito in chiaro che avrebbe annientato gli insorti, degradati ufficialmente da umani a bestie: la campagna di von Trotha fu spietata, con i suoi uomini che sparavano a vista su ogni indigeno che capitava a tiro e avvelenavano i pozzi d'acqua in mezzo al deserto.


In 4 anni di guerra il generale fece fuori 3/4 di tutti gli Herero (circa 40.000 morti) e diverse migliaia da altre tribù; quanto ai superstiti, essi furono schiavizzati e rinchiusi in un terrificante lager nella vicina Shark Island. In quel campo altre migliaia di indigeni morirono in maniera atroce, sfiniti dal superlavoro e dalla brutalità dei guardiani.


In sostanza, i fatti avvenuti in Nambia si possono considerare un'anteprima di quanto si sarebbe visto 40 anni dopo in Europa nel breve periodo di dominazione nazista:


- interi popoli fatti morire in quanto giudicati "inferiori" su basi pseudo-scientifiche


- riduzione in schiavitù di milioni di persone


- creazione di campi di concentramento


- conduzione di esperimenti medici su cavie vive e non (figli di coloni tedeschi e donne africane, disprezzati in quanto mezzo-sangue)


Pare inoltre che nella colonia arrivò il dottor Eugen Fischer, allo scopo di analizzare gli indigeni e i mezzo-sangue con i metodi e i pregiudizi razziali dell'epoca: anni dopo, Fischer divenne un importante membro del Partito Nazista e i suoi studi effettuati in Africa contribuirono a rafforzare le folli teorie razziali di Hitler e compagnia.

Un'altra cosa inquietante è che Fischer, una volta tornato in Germania, divenne professore ed ebbe tra i suoi allievi un certo Josef Mengele, medico nazista ad Auschwitz noto col soprannome di "angelo della morte" e celebre per i crudeli esperimenti sui gemelli internati nel campo.


Tuttavia almeno una nota "positiva" c'è: dopo molti anni, la Germania ha riconosciuto le proprie responsabilità nell'atroce trattamento degli africani, a differenza di altri paesi che non si sono mai scusati per quanto hanno fatto...


Fonte: HistoRick

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