Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

L'isola dei cannibali

2018-11-30 23:51:28

Fare esperimenti sociali in un posto freddissimo e senza risorse può rivelarsi assai problematico...

Nel 1933 le autorità dell'Unione Sovietica elaborarono un progetto sperimentale per insediare migliaia di persone nelle terre più fredde e inospitali del paese.

6700 individui provenienti da vari ambienti (città, campagne e anche prigioni) furono trasferiti sull'isola di Nazino, situata sulla confluenza tra due fiumi nel mezzo della Siberia. Là, gli furono consegnati pochi viveri e vennero abbandonati a se stessi: provati dalle terribili condizioni meteo (neve, vento, freddo polare), i soggetti dell'esperimento persero velocemente il controllo sulle proprie esistenze.

Molti di loro erano morti durante il trasporto, ma ancora di più morirono dopo l'arrivo, stremati dalla fatica e dalla mancanza di cibo. Sull'isola infatti mancavano strutture come i forni per cuocere il pane e ogni tentativo di fuga finiva tragicamente: tutt'intorno all'isola non c'era letteralmente niente per chilometri, quindi erano condannati in ogni caso. Peggio ancora, tra i superstiti si diffuse il cannibalismo, come era già successo in Russia durante la carestia del 1921 e in Ucraina tra gli anni Venti e Trenta.

Il risultato finale fu una strage: di 6700 persone coinvolte nel folle esperimento, ne sopravvissero circa 2200, di cui solo 300 ancora abili al lavoro. Alla fine furono tutti evacuati in altre località della Siberia e il rapporto sui fatti accaduti fu nascosto dai comunisti fino agli anni di Gorbachev.

Dato che lo scopo dell'esperimento era di creare una colonia di lavoro, è ovvio che l'obbiettivo fu completamente mancato.

Per quanto riguarda l'isola di Nazino, le popolazioni del luogo la conoscono dall'anno del fallito esperimento come "l'isola dei cannibali", non a torto...

Fonte: HistoRick