Riccardo Polverosi

Storia & Antichità

Due eroi finiti male

2019-10-08 23:59:30

La gloria non garantisce un lieto fine, neanche nella Grecia classica...

Durante la Seconda Guerra Persiana (481 - 478 a.C.) la Grecia rischiò seriamente di venire conquistata e annientata dall'Impero Persiano, guidato dal gran re Serse, figlio di Dario. 


Di fronte all'estremo pericolo le varie città-stato greche (escluse quelle comprate dall'oro persiano) misero eccezionalmente da parte le proprie micidiali rivalità e decisero di coalizzarsi. In particolare alla coalizione presero parte le storiche rivali Atene e Sparta: la prima aveva la flotta più grande di tutta la Grecia, la seconda disponeva di un esercito entrato nella leggenda. 

Con delle premesse simili, i greci misero lo stratega ateniese Temistocle a comandare le operazioni in mare e il generale spartano Pausania a comandare quelle su terra.


Nel corso della guerra contro Serse i greci riportarono due grandi vittorie, ognuna dovuta a uno dei leader:

- Temistocle distrusse la flotta persiana nella Battaglia di Salamina nel 480 a.C.

- Pausania distrusse l'armata persiana nella Battaglia di Platea e uccise il generale nemico Mardonio nel 479 a.C.

Ovviamente entrambe le vittorie furono ben celebrate e i due uomini furono coperti di regali e onori, essendo visti come i salvatori della Grecia.


Passato il momento di gloria però entrambe le vite dei due condottieri presero una piega infelice:


- Temistocle tentò la strada della politica ad Atene: inizialmente sembrò un buon politico, ma dopo rivelò un'ambizione inaccettabile per i suoi concittadini. Nel 472 a.C venne ostracizzato e decise di scappare dalla sua città, che ne approfittò per marchiarlo come traditore e confiscare tutti i suoi possedimenti. Lo stratega ateniese finì i suoi giorni (ironia della sorte) lavorando per il re di Persia Artaserse, figlio di Serse, come governatore di una città dell'Asia Minore.


- Pausania nel 478 a.C fu accusato dagli alleati di comportamenti tirannici e corruzione, quindi fu destituito dalla carica di comandante delle armate greche e processato a Sparta. Fu un processo "politico" e l'ex comandante fu condannato solo per alcuni reati minori. Tuttavia i sospetti sul suo conto rimasero sempre, in particolare gli altri lo sospettarono sempre di essersi venduto ai persiani e di aver adottato il loro decadente stile di vita, cosa inaccettabile per uno spartano. Alla fine i suoi rivali politici lo fecero condannare per avere inviato delle (presunte) lettere segrete al Gran Re di Persia: condannato a morte, il generale fu murato vivo nel tempio dov'era andato a rifugiarsi per sfuggire all'arresto.


Rispetto alla sorte di quei due, i politici di oggi con tutte le loro malefatte possono considerarsi molto fortunati...


Fonte: HistoRick