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I punti deboli di Immuni, "il problema non è la privacy". Parola agli esperti I dubbi sulla sicurezza, i problemi di esecuzione su diversi cellulari, l'organizzazione offline, il nodo del server. All'Huffpost il prof. Stefano Zanero e Max Uggeri Immuni app della discordia. Prima è entrata nel vortice delle polemiche per i dubbi sulla sicurezza, poi per l’illustrazione sessista con il rimpallo correttivo del povero bebè tra mamma e papà, e infine si è arenata nei problemi di esecuzione su cellulari Huawei e Honor. Sugli spalti due fazioni: difensori granitici e ideologici dell’app da una parte, detrattori inferociti tacciati di complottismo dall’altra. HuffPost ha coinvolto due esperti di settore per capire di più i punti di forza e di debolezza di Immuni. Una voce autorevole di settore, Stefano Zanero, professore del Politecnico di Milano con interessi di ricerca nella sicurezza informatica, in particolare dei sistemi critici; e uno dei più noti hacker italiani, Max Uggeri, detto “Il Reverendo”, esperto di dark web e ‘consigliori’ ai piani altissimi. Entrambi concordano su un aspetto: la nostra privacy è al sicuro. Il problema semmai è legato a tutto quello che ruota attorno alla app e a quello che viene dopo, cioè dal momento in cui entra in ballo il server pubblico – che non si sa ancora con certezza se sarà gestito da Sogei – e soprattutto dal momento in cui una persona scopre di essere positiva al virus. C’è personale a sufficienza per la gestione fisica delle conseguenze del contact tracing? A parte questo, il tema cardine è chiaro: “O se la scaricano tutti, ma veramente tutti, oppure è inutile”, afferma Uggeri. “Proprio per questo limite, sembra più un progetto di facciata che altro”. Il problema è offline “Trattandosi di una app di contact tracing con approccio distribuito, cioè con i dati che restano nei singoli smartphone degli utenti e non vengono centralizzati, sul piano della sicurezza è molto tutelante”, spiega Zanero. In pratica le nostre informazioni sensibili sono molto meno al sicuro nei computer degli ospedali o del nostro medico, in quanto “Immuni non tratta dati sanitari, né traccia i nostri spostamenti, ma traccia i contatti, che sotto un certo punto di vista possono essere persino più delicati”. Ovvero, a far gola ai malintenzionati assaltatori digitali potrebbe essere più le informazioni di ‘chi incontra chi’, che i dati effettivamente anonimizzati e tenuti al sicuro da ogni singolo telefono. “Ad ogni modo, non vedo progetti tecnologici della Pubblica amministrazione che siano andati meglio e più velocemente di questa app”. Le critiche degli ultimi giorni sembrano dunque immotivate, anche perché “per analizzare un codice così complicato ci vorrà del tempo, non trovo serio chi ha puntato il dito e fatto polemica il minuto dopo che è stato pubblicato il codice sorgente”. Come sempre accade con le app, “si troveranno dei difetti di vario tipo e verranno corretti, tutto è perfettibile”. Secondo il professore del Polimi, “i problemi sono ben altri perché il sistema possa funzionare, ad esempio tutta l’organizzazione offline” e qui parte la sfilza di dilemmi: “Quando un utente viene avvisato di aver avuto un contatto con un positivo cosa deve fare? Deve andare a fare un tampone da qualche parte? Dove? Come prende l’appuntamento? Abbiamo delle procedure per fare tutto questo? Gli operatori sanitari che devono fornire il codice di sblocco chi sono? Quanti sono? E infine, il resto del contact tracing, quello manuale, di chi non ha la possibilità di scaricarsi la app per limiti tecnologici, chi lo fa?”. Risposte che le persone si aspettano dal Governo e dalla gestione commissariale. “Sembra che si stia dando tanta importanza all’aspetto informatico, quando i problemi risiedono altrove, poiché quelli tecnologici sono stati risolti anche grazie agli apporti e le critiche arrivati dalla comunità scientifica negli ultimi due mesi”, conc

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La star di "Star Wars" John Boyega in piazza per la morte di George Floyd: "Vaff*** la carriera"

2020-06-05 19:02:18

Anche l'attore John Boyega, il Finn degli ultimi tre episodi di "Star Wars", è sceso in piazza a Londra per protestare contro l’omicidio di George Floyd. “Le vite nere hanno sempre contato. Il momento è giunto e io non aspetterò ancora” ha detto l’attore al megafono, con gli occhi lucidi.

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