Renato Poletti

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Il report DESI, uno studio europeo sull’adozione delle tecnologie digitali.

2020-06-15 14:08:42

Diamo uno sguardo alla digitalizzazione in Europa, con particolare attenzione alla situazione in Italia. Un confronto a tratti impietoso, ma con una tendenza al recupero e al miglioramento. La situazione e alcune considerazioni personali.

    Ah, che belle le nuove tecnologie! Internet, il mondo diventa digitale…. Ma a che punto siamo, rispetto agli altri paesi, con l’adozione di tutte queste novità?

Magari chi viaggia molto può rendersi conto di persona delle differenze tra le nazioni, gli altri si accontentano delle notizie  che gli arrivano; comunque si tratta di sensazioni più che dati oggettivi.


Esiste un modo per avere una misurazione obbiettiva dei progressi in questo campo? Si, si chiama DESI (Digital Economy and Society Index), ed è uno studio della Commissione Europea che viene periodicamente ripetuto ed aggiornato.


La pagina ufficiale del progetto si raggiunge a questo link:

Lo studio viene riassunto sinteticamente in un indice, calcolato in base a diversi aspetti:

- connettività

- capitale umano

- uso dei servizi internet

- integrazione delle tecnologie digitali

- servizi pubblici digitali


Nell’edizione 2020 l’Italia risulta desolatamente nelle ultime posizioni in classifica, così come negli anni precedenti: sui 28 paesi presi in esame, 25° nel 2018, 23° nel 2019 ed ora di nuovo 25°.


Da notare che questo indice è stilato in base a dati raccolti nel 2019; chissà che l’emergenza coronavirus, con la conseguente rincorsa all’uso di nuovi metodi di telelavoro e istruzione scolastica, non ci faccia risalire qualche posizione.


Il rapporto riguardante l’ Italia e stilato nella nostra lingua si può scaricare cliccando su questo bottone:

    Scorrendo il rapporto si nota come il nostro paese abbia dei ritardi evidenti sulla digitalizzazione, ma si nota anche una tendenza a recuperare la distanza; in particolare siamo abbastanza avanti con la disponibilità di servizi digitali offerti dalla pubblica amministrazione (e chi l’avrebbe mai detto?), ma non li sfruttiamo:

Sebbene il paese si collochi in una posizione relativamente alta nell'offerta di servizi pubblici digitali (egovernment), il loro utilizzo rimane scarso.”


Sempre sul fronte dei servizi pubblici, in quest’anno dovrebbe diventare pienamente operativa la app “IO”, i cui test sono iniziati nel 2019.

Questa app per dispositivi mobili permetterà di interfacciarsi con le pubbliche amministrazioni, inviare a loro le nostre richieste, ricevere informazioni e certificati ufficiali, nonché di effettuare pagamenti. Il tutto senza dover cercare il sito o la app di ogni singola amministrazione.


Personalmente mi auguro che questa app abbia anche un corrispettivo utilizzabile via browser web; non esistono solo i dispositivi mobili, qualcuno tra di noi dinosauri informatici usa ancora il computer.


Ecco il link alla pagina ufficiale:

Il capitale umano.


    Scorrendo il rapporto la mia attenzione si è concentrata su di una frase, eccola:


Sussistono carenze significative per quanto riguarda il capitale umano. Rispetto alla media UE, l'Italia registra livelli di competenze digitali di base e avanzate molto bassi.


Dal capitolo relativo del report ho estratto i seguenti grafici e tabelle:


    Al di là dei numeri, penso che tutti noi possiamo sperimentare ogni giorno la difficoltà ad adottare le tecnologie digitali, per vari motivi. In parte il progresso è troppo rapido, non si fa in tempo ad imparare una cosa che è già cambiata; ci si trova anche a combattere con amministrazioni pubbliche e aziende private che procedono in ordine sparso, senza linee guida, quindi abbiamo a che fare con strumenti e metodi differenti di caso in caso.


Non va trascurata una certa ritrosia e diffidenza verso i nuovi strumenti; spesso ci lamentiamo di problemi ed inefficienze, ma non siamo disposti a imparare qualcosa di nuovo per superare queste problematiche.


Da non sottovalutare il fattore sicurezza, oggi ci sono molte persone che usano internet e strumenti collegati per acquisti e pagamenti online senza adottare le necessarie precauzioni, esponendosi quindi al rischio di truffe. Molti hanno scoperto la comodità e non i rischi, di quelli si accorgono quando è tardi.


Cosa bisognerebbe fare per migliorare questo capitale umano? Facile e scontato dire che bisogna iniziare dalla scuola, insegnare oggi per “costruire” i cittadini digitali di domani.


Secondo me è importante pensare a tutta quella parte di popolazione che ha superato l’età scolastica, e che rischia di essere tagliata fuori da questi cambiamenti.


Va rimarcato che ci sono tantissimi genitori che hanno difficoltà con l’uso di internet e strumenti digitali, per cui non possono neppure aiutare i figli a muoversi in questo mondo virtuale e li lasciano esposti ai pericoli (v. questo post).


Ritengo quindi che sarebbe importante organizzare dei brevi corsi di formazione per adulti, incentrati all’utilizzo pratico di internet, social network, configurazione di pc e smartphone, con particolare attenzione al fattore sicurezza.


Corsi che ovviamente dovrebbero essere gratuiti, perché l’italiano medio spende tranquillamente 200 € per un nuovo telefono ma ritiene eccessivi 20€ per imparare ad usarlo.


Ripeto qui sotto il link al report DESI Italia, consiglio di scaricarlo e leggerlo.

by Renato Poletti