Renato Poletti

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Hikikomori, un fenomeno in crescita anche in Italia.

2020-10-14 08:31:34

Aumenta anche nel nostro paese il numero delle persone che si autoisolano in casa, rifiutando i contatti col mondo. Quale il ruolo della tecnologia e di internet?

   L’essere umano è un animale sociale, da sempre vive in gruppo e questa caratteristica ha portato ad una società in cui i singoli soggetti interagiscono tra loro in maniera costante.


Non tutti però riescono ad inserirsi perfettamente in questo tessuto, qualcuno si trova a disagio ed è portato a distaccarsi dal gruppo, a rimanere in disparte.


In questi tempi moderni pare che questo comportamento sia in aumento, molti individui si rinchiudono nelle proprie abitazioni, riducendo al minimo i contatti con l’esterno e le altre persone.


Il termine “hikikomori” è giapponese e significa “stare in disparte”; nel paese orientale questo comportamento è assai diffuso, si parla di oltre 1 milione di casi, in prevalenza maschi di giovane età. In Italia le stime si collocano attorno alle centomila unità (link alla fonte).


Ad occuparsi della problematica dell’isolamento volontario è anche l’Associazione Hikikomori Italia, che studia il fenomeno ed ha come scopo di sensibilizzare l’opinione pubblica, nonché di aiutare i soggetti colpiti e le loro famiglie ad affrontare questa difficoltà. Ecco il link al sito internet:


   Personalmente non sono in grado di dare indicazioni su questo, io capisco qualcosa di tecnologia non di psicologia, lascio la parola agli esperti del settore.

Però mi viene da farmi una domanda, riguardo al ruolo che può avere la rete internet in questi casi.

Ad uno sguardo distratto si può pensare che la rete possa essere una causa dell’isolamento, dato che spesso i soggetti coinvolti passano la maggior parte del tempo on-line. Ma, anche leggendo quanto dicono sul sito dell’associazione, questa è più che altro una conseguenza.


La domanda è questa: non può essere  invece la rete internet  una porta di accesso per entrare in contatto con queste persone, che rifiutano ogni altra forma di interazione?

Non può darsi che la difficile comunicazione con i familiari sia dovuta anche alla scarsa conoscenza dei più anziani dei nuovi strumenti digitali, con la conseguenza che ora non riescono a rapportarsi con i giovani, e non hanno potuto insegnare loro come muoversi nel gruppo bilanciando l’uso di questi strumenti e i contatti diretti?


Ripeto, la mia è una domanda, non una affermazione. Detto questo vedo come sempre più necessario realizzare una istruzione di base generalizzata a livello digitale/informatico, in modo che tutta la popolazione possa per così dire parlare la stessa lingua e conoscere anche i pericoli del mondo virtuale.


Oramai saper usare internet e i suoi strumenti è come saper leggere e scrivere, non se ne può fare a meno.


Sempre sul sito Hikikomori Italia si parla positivamente della didattica a distanza, che è stata adottata in fretta e furia nei mesi scorsi, perché questa permette di seguire gli studi a dei giovani che hanno difficoltà ad essere fisicamente presenti a scuola.


In caso di persone non più in età scolare la rete internet permette loro di svolgere delle attività lavorative da remoto, aggirando almeno in parte il disagio che hanno nel contatto fisico con gli altri.


In conclusione direi che la tecnologia digitale ha un impatto positivo su dei soggetti che resterebbero esclusi dalla società, con vantaggio per la società stessa.



L'immagine di testata è uno screenshot dal sito segnalato.

by Renato Poletti