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Italia (e non solo) a rischio deflazione da debito: cos'è e cosa comporta

2020-01-17 17:50:15

Per deflazione si intende una riduzione del livello dei prezzi, che generalmente si accompagna a contrazione o stagnazione della produzione e del reddito, generalmente perché non sempre è così. Storicamente la causa principale è legata all'eccesso di debito.

Quello che è accaduto nelle precedenti crisi da deflazione del debito


"Il minimo denominatore comune che ha portato alla deflazione nella storia è quasi sempre stato lo scoppio di una bolla finanziaria prodotta da un eccesso di debito privato e non pubblico.


Come esempio utilizziamo lo scoppio di una delle tante bolle immobiliari (applicabile anche a bolla azionaria/obligazionaria come presumibilmente sarà per la prossima) che ha caratterizzato questa crisi, ecco quello che in realtà è accaduto:


1. la liquidazione dei debiti attraverso la svendita dei beni patrimoniali: i proprietari sono costretti a svendere la loro abitazione in quanto non riescono più a racimolare il denaro per pagare la rata del mutuo. Nel frattempo, il valore della loro abitazione scende sotto il valore del mutuo residuo. Le banche vedono pertanto crollare il valore dei loro attivi in seguito alle svalutazioni dei beni immobiliari. Gli speculatori debbono a loro volta rientrare immediatamente dai loro debiti svendendo le case o i titoli acquistati;


2. tutti si affrettano a liberarsi delle proprie case, amplificando la caduta della velocità di circolazione della moneta, ovvero la frequenza media con la quale un’unità di moneta è spesa in uno specifico periodo di tempo;


3. questo provoca un crollo generalizzato del livello dei prezzi e un aumento dell’onere del debito espresso in termini reali (ciò che ieri valeva 100 oggi vale 90, ma il mio debito resta nominalmente 100). Il crollo dei prezzi innesca a sua volta reazioni dannose per l’economia, sia per quanto riguarda il valore delle garanzie, che automaticamente scendono (la mia casa vale 90 mentre l’ipoteca resta 100), sia per quanto riguarda la riduzione della ricchezza (o la sensazione della sua riduzione), che provoca una riduzione dei consumi;


4. la riduzione del valore dei patrimoni, unita a quella delle garanzie, provoca quindi il circolo vizioso dei fallimenti privati e aziendali;


5. e il crollo dei profitti delle aziende;


6. ne consegue l’ulteriore crollo degli investimenti, dei redditi, dei salari, delle pensioni e dell’occupazione che porta a una contrazione ulteriore dei consumi;


7. e a un peggioramento del livello di fiducia nel sistema;


8. che invita, a questo punto, al «tesoreggiamento» (accumulo di liquidità infruttifera, ristagno, parcheggio di liquidità che non rende nulla, in attesa di un ulteriore calo dei prezzi degli immobili) oppure alla «tesaurizzazione» (acquisto di oro), con la conseguente ulteriore diminuzione della velocità di circolazione della moneta;


9. che a sua volta provoca infine un’alterazione dei tassi di interesse (con una riduzione del tasso nominale e un aumento di quello reale)."

Come può andare a finire?

Ma veniamo quindi alle possibili soluzioni nascoste tra le pieghe della storia e dell’analisi empirica.

Incominciamo per prima dall’analisi empirica e precisamente da uno studio uscito qualche anno fa ad opera della McKinsey dal titolo  “Debt and deleveraging: The global credit bubble and its economic consequences”, il quale analizza 45 episodi storici di deleveraging accaduti in alcuni settori delle 10 principali economie occidentali e 4 relative ai Paesi emergenti.


Il risultato è che:

- in 23 episodi la crisi si risolse con una crescita futura del debito inferiore a quella del Pil, attraverso un calo del debito in termini nominali, 

- in 12 episodi vi fu un aumento nominale della crescita attraverso la creazione di inflazione, la quale riduce il rapporto debito/crescita economica, 

- in 7 episodi la contrazione del debito avvenne ad opera di fallimenti generalizzati pubblici e privati 

- e solo in 3 casi l’economia mostrò un livello di crescita in grado di far diminuire il rapporto debito/PIL.


Purtroppo, al momento attuale l’evidenza sembra far propendere tutto verso la 3 ipotesi, ovvero la contrazione del debito attraverso fallimenti generalizzati o ristrutturazione del debito."


Be carefull !!!

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