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Strati di cocci: Il Monte Testaccio
Duemila anni fa, all’inizio dell’Era Cristiana, milioni di anfore olearie vengono trasportate dal Mediterraneo alle più remote province dell’Impero Romano, i cui frammenti a Roma hanno formato una collina artificiale chiamata “Monte Testaccio”.
È un monumento unico al mondo: situato nel lembo più meridionale della pianura compresa fra il fiume Tevere e il colle Aventino, è alto quarantanove metri, con una circonferenza di un chilometro ed una superficie di ventiduemila metri quadrati. Il monte è il risultato di un accumulo metodico e protratto nel tempo di anfore contenenti olio che, scaricate nel vicino porto fluviale, dopo lo svuotamento venivano sistematicamente spezzate e ridotte in frammenti prima di essere trasportate e depositate in un’area adibita a discarica a ridosso dei magazzini.
Diversamente dalle anfore destinate al trasporto di prodotti quali vino, miele ed olive, le anfore olearie infatti non erano riutilizzabili a causa della facile e rapida alterazione dei residui d’olio.
Il problema dello smaltimento rapido ed economico di tali voluminosi «vuoti a perdere» fu risolto con questa discarica, ove dall’epoca augustea i frammenti vennero accatastati con la massima economia di spazio e con la sola deposizione di calce che, destinata ad eliminare gli inconvenienti causati dalla decomposizione dell’olio, ha rappresentato per i cocci anche un ottimo elemento di coesione.