La comunicazione efficace
La mia relazione sulla comunicazione efficace: ho affrontato questo argomento quando mi occupavo di consulenza alle aziende per l'implementazione del Sistema di Gestione per La Qualità. Lo ritengo tuttora importantissimo,in tutti gli ambiti operativi
Cosa vuol dire Comunicazione?
Il verbo comunicare deriva dal latino comunis agere e significa mettere in comune, condividere: il significato semantico è “far conoscere”, “render noto”
E' fondamentale saper conoscere l'altro perchè ci permette di adeguarci al destinatario del nostro messaggio ,rendendo più facile la sua trasmissione.
Presi dalla quotidianità, si tende a dimenticare che stiamo parlando con qualcuno che ha degli interessi propri quando ci ascolta.
Chi ascolta vuole “sentire” cose che interessino lui/lei direttamente.
Non è spontaneo questo esercizio di ascolto e attenzione all'interlocutore, ma è determinante se si vuole ottenere attenzione da parte di chi ci ascolta.
Qualcuno ha la dote dell’ascolto innata, qualcuno deve “coltivarla”, ma quando fa parte della comunicazione, essa diventa immediatamente più efficace
E' inoltre importantissimo avere la perfetta padronanza del mezzo di comunicazione che stiamo utilizzando: il mezzo è il messaggio ed essere in grado di utilizzare un linguaggio semplice ed immediato: tutti amiamo avere concetti semplici, sintetizzabili e chiari.
Nella mia relazione ho voluto rimarcare l'importanza della comunicazione nei contesti aziendali tuttavia è abbastanza evidente che molti aspetti della comunicazione efficace sono perfettamente applicabili in tutti gli ambiti della vita quotidiana.
Comunicazione verbale e non verbale :
E’ importante rappresentare in modo corretto i messaggi riportandone correttamente il contenuto,ma anche enfasi,tono di voce,postura,gestualità,hanno un forte potere trasmissivo: il nostro stato d'animo farà da collante fra la comunicazione verbale e quella non verbale:uno stato d'animo positivo darà maggiore credibilità al nostro messaggio.
Spesso quando presentiamo un’idea abbiamo in mente tutto ciò che dobbiamo dire,
in realtà ci accorgiamo che, dopo esserci spiegati, abbiamo detto il 70% di ciò che volevamo realmente dire.
Inoltre l’ambiente che ci circonda è ricco di disturbi di ogni genere che fanno calare ulteriormente a un 40% le informazioni che il nostro interlocutore riceve:siccome una buona comunicazione è un processo a due sensi è sempre bene fare costantemente domande di verifica per accertarsi che l’interlocutore sia realmente coinvolto nel processo: l'obiettivo è quello di essere ricordati e di provocare feedback , possibilmente favorevoli. Queste domande di verifica ci permettono di interagire con l'interlocutore e saperlo ascoltare in maniera attiva ci aiuta a entrare in sintonia con lui e quindi degni di attenzione. Ascoltare attivamente significa “leggere tra le righe”,
capire le emozioni che stanno dietro certe frasi che le persone dicono.
EMPATIA:se la comunicazione è trasparente e piacevole, in un clima di reciproca fiducia, allora possiamo parlare di Empatia.
Come facciamo a sapere se stiamo entrando in empatia con qualcuno o, al contrario, lo stiamo allontanando?
Per creare Empatia abbiamo 3 strumenti: Calibrazione, Ricalco e Guida.
“Calibrare” significa avere la capacità di porre l’attenzione sull’altro,
osservandone la fisiologia e il modo di usare la voce, possiamo anche distinguere differenti stati mentali in cui si trova il nostro interlocutore.
"Ricalcare" significa andare incontro al nostro interlocutore entrando in relazione con lui e stabilendo affinità a livello conscio e inconscio, verbale e non-verbale.
Il vero ricalco consiste nell’adattarsi inizialmente ai parametri fisici e fisiologici di chi ci sta di fronte.
"Guidare": Dopo aver agganciato il destinatario della nostra conversazione con la creazione di empatia,cercheremo di “guidare” la persona, alterando il ritmo della respirazione, lo sguardo, il tono della voce, le posture.
Così incontreremo la persona nel suo mondo, lo ricalcheremo e lo guideremo verso un nuovo mondo, facendogli magari apprezzare un differente approccio.
PER CONCLUDERE
Nulla può sostituire la sensibilità e la prontezza d’animo dell’uomo che ha deciso di investire in competenza comunicativa:
-Comprendere le motivazioni del suo comportamento
-Assecondare prima
-Cambiare le posizioni percettive: “Io entro in te”, “Io mi distacco da me”
-Raggiungere il punto di incontro/mediazione che porta alla sintonia, all’equilibrio e all’empatia.
OCCHIO ALLE PAROLE/FRASI KILLER!!!
Spesso scegliamo delle parole/frasi “killer” o “boomerang”ottenendo effetti comunicativi opposti a quelli sperati:
Ad esempio,se diciamo ad una persona: “non voglio che ti preoccupi”..il rischio è proprio che quella persona si ... preoccupi! oppure: “voglio dirti la verità” implica che di solito non la diciamo.. “Per dirla tutta”.. implica che solitamente teniamo cose nascoste.
Prestare attenzione ed allenarsi a costruire frasi che raggiungano
meglio l’obiettivo che ci siamo prefissati è della massima importanza se vogliamo diventare comunicatori efficaci.
Ogni volta che vi ponete un obiettivo di comunicazione pensate a quale sarà l’effetto delle parole che proferite.