Immergiamoci nel loro mondo
Caridina Japonica
Questo gamberetto è un invertebrato di acqua dolce di origine giapponese.
l colore è generalmente grigio chiaro traslucido, con sfumature verdi, marrone chiaro o marrone rossastro chiaro.
Possiamo descriverlo come un Gamberetto che ha molti punti o linee continue che ne attraversano il corpo, ha grandi occhi e antenne relativamente lunghe, gambette lunghe ed agili e una coda ampia e traslucida. L’alimentazione della caridina japonica oltre a nutrirsi di alghe, le japonica si nutrono di materia vegetale morta.
La cura di questi gamberetti non richiede molto impegno, amano vivere sia in gruppi grandi che in gruppi piccoli. Preferiscono un’acqua con una corrente moderata e bisognerà prestare attenzione ai livelli di nitrati come ad esempio i picchi di ammoniaca, che possono essere letali per loro, da evitare per la sua salute sono i farmaci: la presenza di rame ed un uso cospicuo di fertilizzanti.
La durata di vita di una japonica si aggira tra i 2 ed i 3 anni. Molte volte muoiono quasi subito dopo essere stati inseriti in acquario. Questo può essere dovuto allo stress che subiscono durante il trasporto o cambiamenti nei parametri dell’acqua, cose cui sono particolarmente sensibili.
Se muore i compagni gamberetti e lumachine mangiano il suo guscio ed i pesci la polpa.
La femmina si riconosce dalla presenza del sacco ovarico sul dorso, che si presenta come una grande macchia scura dietro la testa, visibile grazie alla trasparenza del corpo e si può vedere solo a maturità sessuale raggiunta e in determinati periodi del ciclo riproduttivo. Le uova vengono portate per circa un mese sotto al ventre.
La riproduzione si può svolgere in acquario ma la vasca non deve essere popolata da altri pesci perché ha ben poche possibilità di successo a causa della predazione praticata dagli stessi pesci sulle larve e delle difficoltà di offrire a queste ultime un’alimentazione mirata.
Il dimorfismo sessuale è abbastanza evidente ad un’attenta osservazione degli individui adulti: la femmina è di taglia maggiore e più tozza del maschio.
In natura le femmine ovigere sembra che discendano i fiumi, portandosi nelle zone di estuario e dunque in acqua salmastra, più ricca di nutrimento e favorevole dunque all’accrescimento delle larve. Per questo alcuni preferiscono aggiungere del sale (10-15 g/l) all’acqua in cui avviene la riproduzione, accorgimento che però non sembra indispensabile.