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I Poveri...è solo colpa della società ? Non sono d'accordo...

2021-10-27 09:49:48

Cominciamo col dire che "I POVERI" - AUTORE: WILLIAM T. VOLLMAN -  è un libro che, lungi dall’offrire risposte, pone infinite domande al lettore. Che cosa definisce il concetto di povertà? Quali sensazioni, considerazioni, eventi sono peculiari di questo stato? Le fotografie sono la metafora visiva di queste domande, e conducono a una seconda reazione conflittuale: ci si interroga sul livello di coinvolgimento personale rispetto alla relazione sfruttatore/sfruttato nella società, rilevando come spesso si vivano entrambi i ruoli a livelli diversi...

La fotografia sociale intende dare voce e volto a vite relegate ai
margini, rendendo letteralmente visibile l’invisibile. Ciò sottintende
un rapporto di potere fra il fotografo e il soggetto, che esiste per il
mondo solo tramite il mirino della macchina fotografica. Non sono i
poveri a raccontarsi direttamente; non ne hanno il tempo né la forza,
presi come sono dall’urgenza di sopravvivere. Chi vuole testimoniarne le
esistenze deve avere i soldi per farlo; sarebbe pertanto onesto
quantomeno che includesse questo paradosso nella sua narrazione. Così fa
William T. Vollmann nel suo libro-reportage I poveri edito da
Minimum Fax (traduzione di Cristiana Mennella). Il primo riferimento è
all’opera fondamentale di James Agee e Walker Evans, che nel 1936 furono
mandati in Alabama dalla rivista Fortune a ritrarre la vita dei
contadini in fotografie poi incluse nel libro Sia lode ora a uomini di fama (il Saggiatore, traduzione di Luca Fontana):

“È un successo perché fallisce. Fallisce perché si fonda su due
ricchi che osservano la vita dei poveri (…) Di conseguenza Agee diventa
sincero al punto di disprezzare sé stesso, mentre Evans si rifugia nel
silenzio rivelatore della fotografia. Una foto vale mille parole, senza
dubbio, ma mille parole quali? Useremmo tutti la stessa didascalia? Un
povero vi fissa da una pagina. Non arriverete mai a conoscerlo. “

Consapevole di questo dato, Vollmann gira il mondo per fare alle persone indigenti di ogni nazionalità la stessa domanda: perché sei povero?
L’autore non si limita a descrivere le risposte che riceve, ma
intrattiene un dialogo personale con sé stesso facendosi domande sulle
condizioni di vita delle persone intervistate, sui motivi di tali
condizioni e sul proprio ruolo rispetto ad esse. Sembra inevitabile
rilevare nel rapporto tra Vollmann e i suoi soggetti una latente ma
costante distanza data dalle diverse capacità economiche. Questa
estraneità include il lettore che legge il testo e guarda le immagini
del libro sapendo di rapportarsi a quello che il contesto narrativo
chiaramente definisce come i volti della povertà.
I poveri è un libro che, lungi dall’offrire risposte, pone
infinite domande al lettore. Che cosa definisce il concetto di povertà?
Quali sensazioni, considerazioni, eventi sono peculiari di questo stato?
Le fotografie sono la metafora visiva di queste domande, e conducono a
una seconda reazione conflittuale: ci si interroga sul livello di
coinvolgimento personale rispetto alla relazione sfruttatore/sfruttato
nella società, rilevando come spesso si vivano entrambi i ruoli a
livelli diversi. Lo squilibrio sociale che ne deriva sembra rendere impossibile ogni rivoluzione perché chi la invoca è in parte inconsciamente responsabile delle ingiustizie perpetrate, in quanto sopravvissuto anche grazie al lavoro di persone ancora più sfruttate di lui.
Vollmann suggerisce una serie di fattori che possano identificare le
dinamiche dell’emarginazione economica: la vulnerabilità, il torpore, i
frequenti ricatti morali subiti, l’a-normalità come assenza di ciò che
ci accomuna agli altri, come la stessa distanza presente fra le immagini
e chi guarda. Sembra normale, allora, che ci appaiano lontane,
respingenti o falsamente commoventi, quasi che la fotografia voglia solo
confermare i nostri pregiudizi, riassumibili nel concetto “è triste, ma non parla di me”.
Il che potrebbe significare la capacità di identificare la povertà solo
in un’immagine ben precisa, e la conseguente incapacità di saper
rappresentare o riconoscere visivamente le difficoltà esistenziali
presenti entro la nostra scintillante società dei consumi.
QUEL CHE HO TROVATO CARENTE, IN MODO INSPIEGATO ED INGIUSTIFICABILE, IN QUESTA OPERA E' L'ASSENZA DI RESPONSABILITA' INDIVIDUALE: LE DINAMICHE CHE PORTANO ALLA POVERTA', COSI' COME QUELLE CHE PORTANO ALLA RICCHEZZA, VENGONO RICONDOTTE ESCLUSIVAMENTE ALLA SOCIETA', IN UN CIRCOLO VIZIOSO CAUSA EFFETTO CHE, PROPRIO PERCHE' ESCLUDE LA POSSIBILITA' DELL'INDIVIDUO DI AGIRE PER MIGLIORARE LE PROPRIE CONDIZIONI FINANZIARIE, SI PERPETUA IN ETERNO.

DAL PUNTO DI VISTA FINANZIARIO QUESTO LIBRO, PERTANTO, E' UN OTTIMO ESEMPIO DI COSA NON FARE SE SI VUOLE RAGGIUNGERE IL BENESSERE FINANZIARIO

SE TU, VICEVERSA, INTENDI FARTI CARICO DELLA TUA VITA E ASSUMERTI LA RESPONSABILITA' DI MIGLIORARE LE TUE CONDIZIONI ECONOMICHE, SAPPI CHE TUTTO NASCE DA UNA CORRETTA EDUCAZIONE FINANZIARIA. PER SAPERNE DI PIU', SEGUIMI SULL'ALTRO CANALE CLICCANDO SUL BOTTONE QUI SOTTO.



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